Meride e Selinunte, Vienna, van Ghelen, 1721

 LICENZA
 
 Opre, Elisa, vedesti,
 il cui grido ancor vive, ancor si onora,
1620che pregio è di virtude
 di balsamo immortal spargere i nomi
 e di etade in età torgli a l’obblio.
 Tale il tuo passerà, sublime augusta,
 ai secoli lontani; e un sì bel giorno,
1625in cui ti diede il cielo al secol nostro,
 gloria porrà ne’ fasti,
 lo farà suo. «Dea» le dirà Virtude
 «dea, che preservi ognora
 da le ingiurie degli anni i nomi illustri,
1630scrivi: «Natal di Elisa». A farla grande
 sudaro in nobil gara
 e natura e fortuna.
 Io maggior la formai;
 è tanto a me simile
1635che chi vede Virtù vede anche Elisa.
 Studio e saper disperi
 di ombreggiarne altra idea;
 e qualvolta presume arte ed ingegno
 darne un ritratto somigliante al vero,
1640assai di che stupir ben s’offre al guardo
 ma più sempre a cercar resta al pensiero».
 
    Di Virtude, augusta Elisa,
 fu lavoro il tuo bel core.
 Compì l’opra e n’ebbe onore
1645in formarlo al suo simile,
 
    retto, candido, sincero,
 pien di fede e di valore,
 senza fasto in grande impero,
 sempre eccelso e sempre umile.
 
 CORO
 
1650   Brama lodarti, ma nol pretende,
 di ardente ossequio grato dover.
 
    Il tuo gran merto tant’alto ascende
 che di seguirlo toglie il poter.
 
    Di scarsa lode l’ardire offende;
1655e meglio onora chi sa tacer.
 
 Il fine