Meride e Selinunte, Vienna, van Ghelen, 1721

 SCENA IV
 
 ERICLEA e MERIDE
 
 MERIDE
 Anzi ch’io rieda ove dover mi attende,
 pur mi è dato, Ericlea,
 il piacer di vederti. Io n’era in pena
1165e ne partia dolente.
 Con sì bel dono i duri fati assolvo;
 né a temer più mi resta
 che il tuo dolor, ma tua virtù lo vinca,
 né più a bramar che il tuo riposo; e questo
1170lo avrai da Selinunte, a cui ti lascio.
 Ecco l’ultimo priego
 del fedele amor mio. Vivi e a lui vivi.
 Se pria che del suo fral l’alma si sciolga,
 tu mi dai questa fede e stretta io vegga
1175te, del mio cor dolce metà, con l’altra,
 che ne tien Selinunte,
 non vi è morte per me. Se mel ricusi,
 per me non v’è più vita.
 ERICLEA
 Nel fiero estremo addio
1180io tutt’altro che oltraggi
 dal tuo amor attendea, Meride ingiusto.
 In breve a morte andrai. Se al tuo dovere
 contrastasse il mio pianto e in te volessi
 a costo del tuo onor destar pietade,
1185lo faresti per me? Vattene pure
 ove fede ti chiama, ove amistade.
 Adempi il tuo dover. Vi applaudo anch’io;
 ma in tal destin tu pur rispetta il mio.
 MERIDE
 E qual altro dover t’impone amore?
 ERICLEA
1190Quello di morir tua.
 MERIDE
                                       Taci. Morendo
 forse mi dai piacer? Mi rendi vita?
 ERICLEA
 Viver non deggio altrui, se a te non posso.
 MERIDE
 Vivendo a Selinunte, a me pur vivi.
 ERICLEA
 Se mi volevi sua, perché al suo braccio
1195non lasciarne l’onor di meritarmi?
 Ti avrei perduto, è ver, d’altro io sarei;
 ma la tua morte almen non piangerei.
 MERIDE
 Vedi se ingiusta sei.
 Potea Meride vil darti a l’amico,
1200nol può Meride forte.
 Ma chi forte mi fe’? Chi svegliò l’ire?
 Chi Timocrate uccise?
 Non di Ericlea l’amor, non il comando
 ma de l’amico i torti. A me quel colpo
1205non dei ma a Selinunte. Ei, me presente,
 vendicava Ericlea. Meride il tenne.
 Che vuoi di più? Sin quest’estremo addio
 di Selinunte è dono.
 Deh! Renditi a ragion. Renditi a’ prieghi.
1210Sia ’l caro amico ad Ericlea consorte.
 Tua fé mel giuri; e vo contento a morte.
 ERICLEA
 A te morte? A me nozze? A te feretro?
 A me talamo? E ’l credi? E mel consigli?
 Uccidimi, o crudel, senza oltraggiarmi.
 MERIDE
1215Orsù, resta, Ericlea; rimanti, ingrata. (Fiero)
 Non con addio di pace
 ma d’ira e di dolor Meride lasci
 te per l’ultima volta.
 Io nol credea né ’l meritava.
 ERICLEA
                                                     Ascolta. (Lo ferma)
 MERIDE
1220No. Volano i momenti e per te sono (Più fiero)
 già misero abbastanza.
 ERICLEA
 
    Senti.
 
 MERIDE
 
                  Vivrai?
 
 ERICLEA
 
                                  Nol so.
 
 MERIDE
 
 Sarai?...
 
 ERICLEA
 
                   Se lo potrò.
 
 MERIDE
 
 Di Selinunte?
 
 ERICLEA
 
                             O dio! (Pensosa e poi risoluta)
                                           Sarò... di morte.
 
 MERIDE
 
1225   Fermati. Sei crudel.
 
 ERICLEA
 
 Lasciami. Son fedel.
 
 MERIDE
 
 Che pertinace cor!
 
 ERICLEA
 
 Che barbaro disio!
 
 A DUE
 
                                     Che iniqua sorte!
 
 ERICLEA
 Cedo, Meride, cedo.
 MERIDE
1230O alfin giusta Ericlea!
 ERICLEA
                                           Là ti precedo,
 ove del nostro amor s’agita il fato.
 Mi unirò a Selinunte. Al re prostrata,
 pregherò. Piangerò. De la mia fede
 farò l’ultime prove; e poi quand’altro
1235ad oprar non rimanga al dover mio... (Fermandosi)
 MERIDE
 Vivrai di Selinunte?
 ERICLEA
 Vivrò... Vivrò... Ma posso
 in sì amara partita
 di morte assicurar ma non di vita.
 
1240   Al sol pensiero
 del tuo morir,
 mi sento l’anima
 in sen languir.
 
    Ma quando il fiero
1245tuo caso io vegga,
 che l’alma regga
 non è possibile
 al suo martir. (Entra nella città)