Meride e Selinunte, Vienna, van Ghelen, 1721

 SCENA XI
 
 NICANDRO e poi ERICLEA
 
 NICANDRO
 Sfortunato Timocrate! Ti è tolto
 con che placarti, ombra insepolta ancora.
1005Vittima ti si appresta
 ma non la tua... Che miro?
 Ne la reggia Ericlea?
 ERICLEA
                                         Nicandro, e dove,
 dove Meride fia? Dove il mio forte
 vendicatore?
 NICANDRO
                           In Siracusa il cerchi?
1010Cerca qui Selinunte. Egli è fra’ ceppi.
 ERICLEA
 Per Meride sto in pena. O dio! Tu taci?
 NICANDRO
 Meride ha libertà, forse in tua traccia;
 e prigionier sta Selinunte e in rischio.
 ERICLEA
 Non intendo o m’inganni.
1015Chi Timocrate uccise?
 NICANDRO
 Meride e grazia ottenne.
 ERICLEA
                                               E Selinunte?
 NICANDRO
 Cadrà sotto la scure il non reo capo.
 ERICLEA
 Meride dunque per timor di morte
 fugge sua pena? E può soffrir che il ferro
1020tronchi a l’amico l’onorata testa?
 NICANDRO
 La troncherà, quando al cadente sole
 chi partì non ritorni. Ei lo promise
 ma uscì di Siracusa, invan più atteso.
 ERICLEA
 Misera me! Non piangerà il tuo amore
1025per Selinunte, o fortunata Areta,
 qual per Meride il mio.
 NICANDRO
                                             Che mai dicesti?
 Per Selinunte Areta arde di amore?
 ERICLEA
 Quando parla, non mente un gran dolore.
 NICANDRO
 Basta così. Consolati. Ericlea
1030non sarà l’infelice.
 So il mio rivale; e vendicarmi or lice.
 
    Quando amore si trova sprezzato,
 s’armi d’ira, non pianga ostinato;
 molle pianto non desta a pietà.
 
1035   A beltà cresce orgoglio e possanza,
 perché s’ama con troppa costanza
 e si serve con troppa viltà.