Meride e Selinunte, Vienna, van Ghelen, 1721

 SCENA II
 
 NICANDRO ed ARETA
 
 NICANDRO
 Se i tuoi dolci pensieri a turbar viene
425l’infelice amor mio,
 non creder già che ardir mi porga e spene
 conoscenza di merto
 o favor di comando. Io tutte affido
 le mie speranze al tuo bel cor che vede
430la mia pena, il mio ossequio e la mia fede.
 ARETA
 (Lusingarlo degg’io? L’impone il padre;
 ma mio costume il fugge).
 NICANDRO
 O pietosa o crudele, almen rispondi.
 ARETA
 Risponderò; ma vuoi lusinghe? O chiedi
435sincerità di core?
 NICANDRO
 L’inganno mi dorria, più che il disprezzo.
 ARETA
 E sincera ti parlo. Uso a tue piaghe
 un rimedio crudel, per risanarle.
 Mite le irriteria. Sappi, o Nicandro,
440che il mio core è per altri,
 che a rendermi infedel non val tuo merto
 né altrui possanza; e se piacer vuoi farmi,
 per tuo riposo e mio lascia d’amarmi.
 NICANDRO
 Lasciar d’amarti? O dio!
445Sta in arbitrio del cor romperne i nodi?
 ARETA
 E in mio poter sta il disamar chi adoro?
 NICANDRO
 Compisci la mia morte
 e spaventa il mio amor. Dimmi il rivale.
 ARETA
 A te direi ciò che a lui stesso io tacqui?
 NICANDRO
450(Oh! Se ’l giungo a scoprir). Tal premio avranno?...
 ARETA
 Ti par picciolo premio un disinganno?
 Se sul labbro di tutte il cor parlasse,
 men vi saria di amanti e d’infelici.
 Quel de’ traditi è ’l numero maggiore.
455Levane la lusinga e la speranza,
 picciol regno e duol breve è quel d’amore.
 NICANDRO
 Almen...
 ARETA
                   Taci. Ecco il padre; e s’ei richiede
 qual ti parlai, digli amorosa e grata.
 NICANDRO
 Questo di più?
 ARETA
                              Se ’l nieghi,
460ti giuro odio e vendetta; e i furor miei
 misero ti farian più che non sei.