Meride e Selinunte, Vienna, van Ghelen, 1721

 SCENA VIII
 
 DIONISIO, MERIDE e SELINUNTE
 
 DIONISIO
 Or qual mercé mi resta
 degna di voi?
 MERIDE
                            Chi ’l suo dovere adempie
 lo riceve da l’opra.
 DIONISIO
 Non dee vostra virtù lasciarmi ingrato.
 SELINUNTE
325Ristringansi, o signor, tutti i miei voti
 nel piacer de l’amico. Egli arde amante
 per la bella Ericlea.
 MERIDE
                                      Di fiamma eguale
 per lei divampa Selinunte ancora.
 SELINUNTE
 È ver; ma ogni altro affetto
330a l’altar di amistà consacro e sveno.
 MERIDE
 Non son di te men generoso e forte.
 Mio re, se impetrar posso
 dono da tua bontà, stringi il bel nodo
 e Selinunte ad Ericlea sia sposo.
 SELINUNTE
335Qual priego ingiusto? Egli al suo cor fa forza.
 Compiacerlo è fierezza.
 Rendi questa giustizia al suo valore
 e la cara Ericlea dona al suo amore.
 DIONISIO
 O si uniscano i voti
340o si cangi il desio. Ciò che l’un chiede
 l’altro distrugge. A me, che al par vi onoro,
 del dono e del rifiuto
 tolto è l’arbitrio. Il consolarne un solo
 saria offendere entrambi;
345e un ben ceduto, e ricusato insieme,
 avrei rossor che vostro premio or fosse.
 Ve ne attende un maggior. Spegnete intanto
 le languide scintille; il bramo e ’l chieggo;
 e può dal cor di generoso amante
350sperar ciò che ha l’amico, anche il regnante.
 
    Amor di fral beltà
 possanza in voi non ha.
 Virtù v’accende il cor,
 v’alza la brama.
 
355   Tutto dal vostro petto
 esca il già vinto amor.
 Chi cede un vago oggetto
 può ben lasciar di amarlo
 o più non l’ama.