Meride e Selinunte, Vienna, van Ghelen, 1721

 SCENA PRIMA
 
 TIMOCRATE e NICANDRO
 
 TIMOCRATE
 In più forte difesa
 son anco eretti a Siracusa i muri?
 NICANDRO
 Cresce l’opra al lavoro e in miglior guisa
 ciò che strusse il furor, l’arte ripara.
 TIMOCRATE
5Molto deve il re nostro a la tua fede.
 NICANDRO
 Seguo l’esempio tuo, che in pro del regno
 non risparmiasti né sudor né sangue.
 TIMOCRATE
 Ma la giusta mercede altri m’invola.
 NICANDRO
 Timocrate, te duce,
10cadde Lentino e Tauromina e Nasso;
 per te stende l’invitto
 Dionisio le leggi a più gran regno.
 Il men n’è Siracusa.
 TIMOCRATE
 È ver; ma di tant’opre ove ne resta
15la memoria scolpita?
 Meride e Selinunte han statue e marmi;
 Timocrate non gli ha.
 NICANDRO
                                          Tu sempre avesti
 nel regio affetto il primo grado; e solo...
 TIMOCRATE
 No, vi ho compagni. In breve
20vi avrò maggiori. Chi a cader comincia
 nel lubrico e ne l’erto, è già caduto.
 NICANDRO
 Mai sì turbato il tuo gran cor non vidi.
 TIMOCRATE
 Né di turbarmi ebbi cagion più giusta.
 Meride e Selinunte
25ne l’amor di Ericlea mi son rivali.
 Qual di loro sedotto
 n’abbia l’amor, nol so. Certo l’un s’ama;
 l’altro si soffre; e lo sprezzato io sono.
 NICANDRO
 Più felici che forti,
30tornano entrambi a Siracusa.
 TIMOCRATE
                                                        E premio
 di facile trionfo,
 chiederanno le nozze a me dovute
 de la bella Ericlea.
 NICANDRO
                                    Deludi il fasto
 col prevenirlo. Il re, da te richiesta,
35qual potrà ricusarla? O a te negata,
 qual concederla altrui?
 TIMOCRATE
                                            Caro Nicandro!
 Sempre è buon consigliere un vero amico.
 Tua amistà non si stanchi;
 e se al tuo merto ricompense eguali
40non avrà il genitor, le avrà la figlia. (Mostrando Areta che sopraviene )