Meride e Selinunte, Vienna, van Ghelen, 1721

 ARGOMENTO
 
    Que’ due celebri amici, che Cicerone (De officiis, libro III), Valerio Massimo (libro IV, capitolo VII) ed altri chiamano col nome di Damone e di Pitia ovvero Fintia, sono appellati da Igino (Fabulae, CCLVII) con quello di Meride e di Selinunte; ma benché col primo nome sieno eglino nella storia più conosciuti, io mi sono attenuto al secondo, come al più comodo per la poesia e per la musica. Fiorirono questi nella corte di Dionisio, re di Siracusa, senzaché si specifichi da alcuno de’ suddetti scrittori se ciò fosse sotto il primo o ’l secondo re di tal nome; e però mi sono trovato in libertà di riferirlo al regno del primo, il quale, essendo stato assai migliore dell’altro che fu suo figliuolo, è stato anche da me considerato come più proprio all’azione generosa che gli attribuisce in questo fatto la storia.
    L’azione principale del dramma si è che Meride, avendo ucciso un nobile siracusano, da me appellato Timocrate, fu condannato dal re Dionisio alla morte. Il condannato avendo dimandata la permissione di uscire di Siracusa per suoi affari, obbligandosi al ritorno dentro il termine assegnatogli, per esser quindi condotto al supplicio, si esibì l’amico Selinunte di rimaner prigione in sua vece, sottomettendosi alla pena dell’altro, in caso che questi a mancar venisse di sua parola e al tempo prefisso non ritornasse. Arrivò infatti Meride nel giorno stabilito ma qualche ora più tardo e nel punto medesimo che Selinunte stava per essere sentenziato. La contesa insorta tra questi due generosi amici, di voler morire l’uno per l’altro, commosse di tal maniera l’animo di Dionisio che ritrattò la sentenza, perdonò ad amendue e altra condizione non volle che quella di essere ricevuto per terzo in così bella amicizia.
    Le vittorie ottenute dall’armi di Dionisio I nella presa di Lentino, di Tauromina, di Nasso, di Erice e di Ibla, con la sconfitta di alcuni ribelli, come pure l’altra riportata da esso contra i popoli del Bruzio, detto in oggi Calabria, e la presa e ’l distruggimento di Reggio in quella provincia son tutte verità storiche, opportunamente accennate per entro il dramma, al quale danno inoltre maggior viluppo gli amori e gli avvenimenti di Ericlea, di Areta e di Nicandro.