Alessandro in Sidone (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA X
 
 FENICIA e ARGENE
 
 FENICIA
 A richiesta sì ardita arsi di sdegno.
 ARGENE
 E a Crate che dirai?
 FENICIA
 Quale mi udì Aristippo, ei pure udrammi.
 ARGENE
715E qual frutto ne speri? Io no. Se avessi
 quello ch’hai tu nel cor...
 FENICIA
                                               Di’, che faresti?
 ARGENE
 Tu lo puoi far. Anzi che sdegno e pena,
 piacer prendine e gioco.
 Sì sì, lusinga entrambi, entrambi alletta,
720tanto che in lor possa far breccia amore.
 Questi saggi orgogliosi allor vedrai
 languir peggio d’ogni altro; e perché poi
 non han d’amor gentil l’arte maestra,
 esposti al comun riso,
725perderanno l’applauso
 e il favor di Alessandro; e allor darassi
 al trono altro regnante, a te altro sposo.
 FENICIA
 Gentil sagacità! Così far voglio.
 ARGENE
 Fallo, deh, fallo; e intanto,
730se Addolonimo piace agli occhi tuoi,
 d’esser lieta in amor sperar tu puoi.
 
    Io nol so; ma dir io sento
 che la speme è l’alimento
 dell’amor e dell’amar.
 
735   Né il saprò, perché mi par
 ch’abbia un’aria di dolor,
 quando lungo è lo sperar.