Alessandro in Sidone (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IX
 
 ARISTIPPO e i suddetti
 
 ARISTIPPO
250Grande, invitto, magnanimo Alessandro,
 figlio di Giove o degno
 di essergli figlio, al cui valore il mondo
 è ristretto confine
 e cui pianger ben lice
255che manchino più mondi a’ suoi trionfi,
 Aristippo tu scorgi
 che della scola cirenaica è padre.
 Già ti ammirai per fama;
 ma quel volto in mirar, degno d’impero,
260trovo or la fama assai minor del vero.
 ALESSANDRO
 Mele ha sul labbro. (Ad Efestione)
 EFESTIONE
                                       Il suono della lode
 con piacer sempre s’ode.
 ALESSANDRO
 Il saggio di Cirene
 grato giunge al mio aspetto; e a che sen viene?
 ARISTIPPO
265Per dare a te ciò di che abbondo e insieme
 per ricever da te ciò di che manco.
 EFESTIONE
 Che dar può a lui filosofo mendico?
 ARISTIPPO
 Ciò che non può turba servile e ignara.
 ALESSANDRO
 Ond’è che il saggio all’opulento, e questo
270non fa ricorso al saggio?
 ARISTIPPO
 Perché ciò di che ha d’uopo
 conosce l’uno e l’altro nol conosce.
 EFESTIONE
 Pochi cercan saper, molti ricchezza.
 ARISTIPPO
 Pochi i medici son, molti gl’infermi.
 ALESSANDRO
275Qual frutto a te recò studio e dottrina?
 ARISTIPPO
 Trattar con tutti e non temer di alcuno.
 ALESSANDRO
 Mostrami com’io possa esser beato.
 ARISTIPPO
 Egualmente sopporta il bene e il male.
 ALESSANDRO
 Vorrei, più che temuto, esser amato.
 ARISTIPPO
280Esercita il favor, più che la forza.
 ALESSANDRO
 Io non punisco alcun, se non irato.
 ARISTIPPO
 Irato tu punisci; io non mi adiro.
 EFESTIONE
 Tu non ti adiri? E s’uno
 ti caricasse di villane ingiurie?
 ARISTIPPO
285In possanza di lui sarebbe il dirle
 e di me il non udirle.
 ALESSANDRO
 Qual divario è tra il dotto e l’ignorante?
 ARISTIPPO
 Mandagli a estranea gente e lo vedrai.
 EFESTIONE
 Filosofia tu ostenti e non l’osservi.
 ARISTIPPO
290Convincimi di colpa.
 EFESTIONE
 Laide il dica in Corinto.
 ARISTIPPO
 Laide fu mia, non io di Laide; e a noi
 virtude non divieta
 il piacer ma l’eccesso.
 EFESTIONE
295Viver con tanto lusso a te sconviene.
 ARISTIPPO
 Con più lusso del mio vive Alessandro.
 Sii giusto; o lui condanna o me anco assolvi.
 ALESSANDRO
 Orsù, nella mia corte abbi soggiorno;
 e qual più t’è in piacer, grazia a me chiedi.
 ARISTIPPO
300Dammi cento talenti.
 EFESTIONE
 Cento talenti! Oh, questo
 troppo è per Aristippo.
 ARISTIPPO
 Ma non per Alessandro.
 ALESSANDRO
 Nulla al saggio mancar più volte intesi.
305S’uopo or n’hai tu, come sei saggio? E s’uopo
 non n’hai, perché gli chiedi?
 ARISTIPPO
 Dalli e risponderò.
 ALESSANDRO
                                     Prendili; or parla.
 ARISTIPPO
 Ecco, o gran re, che nulla manca al saggio.
 ALESSANDRO
 Hai ragion.
 ARISTIPPO
                        Ma buon uso
310vedrai farmi, o signor, de’ doni tui.
 L’oro a me serve; ed io non servo a lui.
 
    Nostra vita ha i suoi disagi.
 Non cercarli
 ma, se avvengon, tollerarli
315arte vera è del saper.
 
    Sempre un male è povertà;
 e l’uom saggio unir ben sa
 il giocondo con l’onesto,
 la virtù con il piacer.