Alessandro in Sidone (Zeno e Pariati), Vienna, van Ghelen, 1721

 SCENA VIII
 
 ALESSANDRO e ADDOLONIMO
 
 ALESSANDRO
 Uom da bene, chi sei?
 ADDOLONIMO
                                           Quell’uom da bene,
1070che tu già mi appellasti, esser desio.
 ALESSANDRO
 Non mi è ignoto il tuo volto.
 ADDOLONIMO
 Come il sol valli e monti,
 guarda anche il re bassi e sublimi oggetti.
 ALESSANDRO
 Io ti osservai più volte
1075nel vicino giardin.
 ADDOLONIMO
                                    Da le mie mani
 ei riceve cultura,
 io da lui nutrimento.
 ALESSANDRO
 (Ha in semplice vestito e in vile impiego
 nobile aspetto e ragionar gentile).
1080Il tuo nome?
 ADDOLONIMO
                           Addolonimo.
 ALESSANDRO
                                                     Tal dirsi
 intesi, i cui maggiori
 già regnaro in Sidon.
 ADDOLONIMO
                                         Grandezza in loro
 finì; principiò in lui stento e disagio.
 ALESSANDRO
 Quel tu saresti?
 ADDOLONIMO
                                A tanta
1085meschinità son giunto
 che è menzogna il negarlo e pare il dirlo.
 ALESSANDRO
 Nato di regal sangue,
 avvezzar ti potesti
 a la rustica marra?
 ADDOLONIMO
                                     Esser qual nacqui
1090non potea ne la reggia; e comparirvi
 sdegnai, qual io non era.
 Così lontano da la turba errante,
 vissi a me stesso; e ciò che rado ottiensi
 o non mai, dove è fasto, invidia e lusso,
1095conservai libertà, pace, innocenza.
 ALESSANDRO
 Come sostieni tua fortuna avversa?
 ADDOLONIMO
 Con alma sì tranquilla,
 con cui non so se sosterrei l’amica.
 ALESSANDRO
 Né in te nasce disio del ben perduto?
 ADDOLONIMO
1100Nel mio angusto orticel trovo il mio regno.
 Con aver quanto basta, ho quanto chiedo;
 e in nulla posseder, tutto possiedo.
 ALESSANDRO
 O te felice! Esser vorrei te solo,
 se non fossi Alessandro.
1105Vattene. Non invano
 mi ti offriro gli dei.
 Spera sorte miglior. Degno ne sei.
 ADDOLONIMO
 
    Ah! Non mi dir ch’io speri,
 che, se di speme io sento
1110i morsi lusinghieri,
 addio, mia pace.
 
    Lungi da questo sen
 sì amabile tormento,
 sì placido velen
1115che uccide e piace.