Alessandro in Sidone (Zeno e Pariati), Vienna, van Ghelen, 1721

 SCENA IV
 
 CRATE sedente, EFESTIONE, poi ALESSANDRO con seguito
 
 EFESTIONE
 Alessandro a te viene, il tuo sovrano.
 CRATE
 Con Antistene io sono, il mio maestro.
 EFESTIONE
 Sorgi e rendigli onore.
 CRATE
485Non lo farei, se fossi un pesce; e meno
 lo farò, essendo Crate.
 ALESSANDRO
 E chi sei tu che al giunger di Alessandro
 non ti muovi e non temi?
 CRATE
 Dimmi, sei cosa buona o sei malvagia?
 ALESSANDRO
490Mi pregio di bontà, più che di grado.
 CRATE
 E se buona sei tu, perché temerti?
 EFESTIONE
 Perché può a suo voler farti morire.
 CRATE
 Gran poter! Picciol sasso,
 lieve morso, un aculeo, una cicuta
495fece altrui, può a me far ciò che minacci.
 EFESTIONE
 E può darti ricchezze, onori e gradi.
 CRATE
 Cercai d’esser qual son, per non averne.
 ALESSANDRO
 Non è Tebe tua patria?
 CRATE
 Io patria più non ho. Tu l’hai distrutta.
 ALESSANDRO
500Farò ch’ella risorga.
 CRATE
 A qual fin? Perché venga
 a distruggerla un altro?
 ALESSANDRO
 Il tuo viver meschin mi fa pietade.
 CRATE
 Vorrei poter dal fonte,
505come n’ho la bevanda, averne il cibo.
 Mira. Olive, lupini e questi tozzi
 di muffo pan fan la mia mensa e lauta.
 ALESSANDRO
 Orsù, vo’ che per te sieno anche i vasti
 tesori di Alessandro.
 CRATE
510I tesori de’ grandi
 son come i fichi di selvagge piante
 che servono di pasto a’ corbi e a’ nibbi.
 ALESSANDRO
 Di tanti, che ho d’intorno al regio fianco,
 troppo giudichi a torto.
 CRATE
515Oh! Se per poco il tuo destin cangiasse!
 Credil, di tanti amici
 molti ne conta il re, pochi Alessandro.
 EFESTIONE
 Can, troppo latri e mordi.
 ALESSANDRO
 Cinica libertà nulla ti offenda. (Ad Efestione)
520Resta in mia corte.
 CRATE
                                     Il tuo è comando o priego?
 EFESTIONE
 Non priega un re.
 CRATE
                                   Né Crate serve.
 ALESSANDRO
                                                                 A Crate
 chiedo favor. Rimanti.
 CRATE
 Sì, resterò. Senza timor né spene
 osserverò, quasi da rocca eccelsa,
525in sì torbido mare
 le sirti ingorde, le nembose stelle,
 i vortici, i naufragi e le procelle.
 
    Vedrò chi volge il legno ad ogni vento,
 chi gitta le sue merci e non gli giova,
530chi a galla sta sul mar, chi resta assorto,
 
    chi piange, chi dispera, chi è contento,
 chi respinto è da l’onde e perde terra,
 chi un cadavere afferra e giunge al porto.