Alessandro in Sidone (Zeno e Pariati), Vienna, van Ghelen, 1721

 SCENA XII
 
 IPPARCHIA
 
 IPPARCHIA
 Amo in Crate ciò ch’altri abborre e sprezza.
 Il sordido vestito, il genio austero;
 e in quella sua rozza figura e vile,
385amor me lo dipinge
 amabile e gentile.
 Ben tosto il rivedrò. Fiero mi sgridi,
 rigido mi discacci,
 nulla mi staccherà più dal suo fianco.
390Farà mia tolleranza in lui pietate.
 Viver voglio e morir ma sol con Crate,
 
    Per coprir ogni difetto
 di un oggetto a noi diletto,
 ingegnoso è ’l nostro amor.
 
395   O lo sguardo non lo vede
 o veduto non lo crede
 o lo scusa amante il cor.
 
 Fine dell’atto primo
 
 Siegue il ballo de’ giardinieri.