Odoardo, Venezia, Albrizzi, 1698

 SCENA X
 
 METILDE e li suddetti
 
 METILDE
655Andiam, principe, andiamo. In te sospira
 l’Anglia il suo re. Già sciolta
 dal tirannico giogo
 spera un regno miglior...
 ODOARDO
                                                Metilde, ascolta.
 La mia vita è in tua man. Del regno il cielo
660dispose a suo piacer. Questo non posso
 gradir né tu offerirlo.
 Quella ti lice e, se tu cerchi, in onta
 del divieto real, torla al suo fato,
 è tua pietà. Ne serberò ne l’alma
665rimembranza immortal. Se più richiedi,
 vano è ’l desio; quanto dar posso è questo.
 Se meritar mi è dato
 a prezzo tal la tua pietà, l’accetto,
 se l’odio tuo non me ne dolgo. A’ ceppi
670torno tranquillo; e in quel soggiorno orrendo
 de’ miei miseri giorni
 dal tuo voler l’ultima sorte attendo.
 
    Non posso amarti
 né vo’ ingannarti
675per fiacco affetto
 di libertà.
 
    Ho un cuore in petto
 che ad adorarti
 non ha fortezza
680e a lusingarti
 non ha viltà.