Lucio Papirio dittatore, Venezia, Pasquali, 1744 (Lucio Papirio)

 SCENA ULTIMA
 
 SERVILIO e i suddetti
 
 SERVILIO
 Col suo decreto il popolo romano
 giudicò Fabio a morte; e del perdono
 a sé tolse l’arbitrio e a te lo diede.
 Giammai la dittatura
1425non fu più grande; ed ella
 nulla ha in Roma d’egual, fuor che il tuo core.
 Sia questo ancor maggiore
 della tua dignità. Su, meco, o Roma,
 prostrati al dittatore,
1430prostrati, e tu buon padre e tu reo figlio. (Servilio, il popolo e i due Fabi s’inginocchiano a’ piè di Lucio Papirio)
 Pietà. Grazia. Perdono. Assai punito
 è il misero dal lungo
 aspettar della pena.
 Donala agli anni suoi. Donala al frale
1435dell’umana fiacchezza.
 Donala agli avi, al padre, a Roma tutta.
 Ah! Non ritorcer gli occhi,
 non rispingere il pianto. È Roma, è Roma
 quella, o signor, che vedi
1440ma ch’altri non vedrà china a’ tuoi piedi.
 LUCIO PAPIRIO
 Tribun, popolo, Fabi, omai sorgete. (I suddetti al comando di Lucio Papirio si levano)
 Basti così. La disciplina è salva.
 Salva è la dittatura.
 A Fabio reo la colpa
1445per me non si perdona;
 al popolo romano il reo si dona.
 Vivi, o giovane Fabio, e vivi altero
 di sì pubblico assenso,
 più che di tua vittoria.
1450Vivi al mio amor. Vivi alla patria. Il troppo
 genio feroce in avvenir correggi;
 e meglio impara a sofferir le leggi.
 TUTTI
 
    O grande! O giusto! O pio!
 O nostro dittator!
 
 RUTILIA
 
1455   Germano.
 
 COMINIO
 
                         Amico.
 
 PAPIRIA
 
                                         Sposo.
 
 QUINTO FABIO
 
 Che ben! Che gaudio è il mio!
 
 MARCO FABIO
 
 O figlio!
 
 QUINTO FABIO
 
                   O genitor.
 
 LUCIO PAPIRIO
 Al giubilo comun, giubilo accresca
 l’altrui perdono e il tuo, Cominio, ancora.
 TUTTI
 
1460   O grande! O giusto! O pio!
 O nostro dittator!
 
 MARCO FABIO
 Generoso Servilio, a te qual posso
 render mercé! Tu, degno
 d’unirti al Fabio sangue,
1465Rutilia avrai.
 COMINIO
                           (Mio sfortunato amore!)
 RUTILIA
 (Io del tribun qual premio? O padre ingiusto!)
 SERVILIO
 Signor, la tua bontade e la tua scelta
 mi sorprende e m’innalza.
 Vedi, o Rutilia, se plebeo qual sono
1470avea cor, avea merto
 d’innalzarmi all’onor de’ tuoi sponsali.
 Mi ributtò il tuo fasto e in quel ritroso
 tuo volto ancor le tue ripulse io leggo.
 Col disprezzo o col nodo
1475vendicarmi potrei;
 ma vil non son; né misero esser voglio.
 A Cominio ti cedo. Al tuo gran padre
 piaccian nozze a te care. Io ne lo prego.
 MARCO FABIO
 Né a Servilio, che chiede, il dono io nego.
 RUTILIA
1480Tardi conosco il bene che in te perdo;
 ma in quel che tu mi dai lieta mi veggio.
 COMINIO
 Al mio rival la mia fortuna io deggio.
 PAPIRIA
 Candido giorno!
 QUINTO FABIO
                                 Fortunato giorno!
 PAPIRIA
 In cui mercé d’amore...
 QUINTO FABIO
                                             E di virtude...
 PAPIRIA, QUINTO FABIO A DUE
1485In te, mio sposo,
                                 a ben goder ritorno.
 In te, mia sposa,
 MARCO FABIO
 Ma se voi siete avventurati, o cori,
 l’opra è di Lucio e sua pietà s’onori.
 TUTTI
 L’opra è di Lucio e sua pietà s’onori.
 IL CORO
 
    Festeggino, rimbombino
1490in alto suon di giubilo
 di Lucio al nome eccelso applausi e canti.
 
    Ma più di sua grande anima
 e la costanza intrepida
 e la pietà magnanima
1495dal lieto nostro amor s’applauda e canti.
 
 Il fine del «Lucio Papirio»