Lucio Papirio dittatore, Venezia, Pasquali, 1744 (Lucio Papirio)

 SCENA XV
 
 MARCO FABIO, QUINTO FABIO e i suddetti
 
 MARCO FABIO
 Roma un reo ti togliea. Mia man tel rende. (Marco Fabio, preso per una mano Quinto Fabio, lo presenta al dittatore)
 Non fia ver ch’io rimiri
 aquile opposte ad aquile, aste ad aste
 e romani a romani. Un sol si sveni
1395alla pubblica pace.
 Io sarò senza erede
 ma Roma senza colpa. Il fabio sangue
 è presidio alla patria e non periglio.
 Signor, tue leggi adempi. Eccoti il figlio.
 LUCIO PAPIRIO
1400O magnanimo cor, per cui fia illustre
 di Roma anche la colpa!
 Deh, potessi quel capo,
 che tu rendi alla scure,
 alla scure sottrar. Qui siedi, o Marco; (Si leva dal suo seggio)
1405e tu sii dittator, giudice sii
 nella causa del figlio.
 Assolvilo, se puoi. No, che tu stesso,
 sordo alle voci di natura, quelle
 sol delle leggi e della patria udresti.
1410Quinto, or tu che dirai? Vedi qual male
 succeda al primo. Uno fa esempio all’altro.
 QUINTO FABIO
 Tale è l’orror, che del mio fallo or sento,
 che, se tu l’assolvessi,
 io stesso il punirei. Solo per tutti
1415a te basti il mio sangue.
 COMINIO
                                              O basti il mio.
 Del conflitto di Fabio,
 del tumulto del campo il reo son io.
 RUTILIA
 O generoso.
 LUCIO PAPIRIO
                         Tacciasi. Il tribuno (Vedesi scendere Servilio dall’alto, seguito dal popolo, da’ soldati, eccetera)
 col popolo a noi viene.
 PAPIRIA
1420(Spunta ancor nel mio sen raggio di spene).