Lucio Papirio dittatore, Venezia, Pasquali, 1744 (Lucio Papirio)

 SCENA IX
 
 LUCIO PAPIRIO, poi QUINTO FABIO tra’ ceppi, PAPIRIA che con esso ritorna
 
 LUCIO PAPIRIO
 Quasi m’abbandonò la mia costanza.
 Tutta l’alma v’opposi e bastò appena.
1260Vien Fabio. A nuovo assalto accingo il core.
 QUINTO FABIO
 Papiria, abbia misura il tuo dolore. (Fermandosi in lontano)
 PAPIRIA
 Mia cruda sorte abbia misura anch’essa. (Quinto Fabio s’avanza verso Lucio Papirio e Papiria si ferma nel posto di prima)
 QUINTO FABIO
 Signor, qual mia ventura
 fa che pria di morir veder l’aspetto
1265del mio giudice io possa e la sovrana
 destra baciar che il mio segnò di morte
 giustissimo decreto?
 LUCIO PAPIRIO
 Quelle indegne ritorte
 alla mano ed al piede, olà, sciogliete. (Un littore s’avanza ma Papiria lo risospinge e scioglie di sua mano le catene di Quinto Fabio)
 PAPIRIA
1270Non a te, vil littore, a moglie amante
 sì grato ufficio.
 LUCIO PAPIRIO
                               Il brando illustre e il premio (Al littore)
 de’ forti cittadini,
 mi si porti l’alloro.
 QUINTO FABIO
 Deh, qual sorpresa!
 PAPIRIA
                                       E di piacer non moro?
 QUINTO FABIO
1275La man pietosa...
 LUCIO PAPIRIO
                                  Non la mano, o Fabio, (Abbracciandolo)
 ma le braccia ti stendo. In questo seno
 sentirai palpitare un cor che t’ama.
 PAPIRIA
 Io la man bacierò che mi dà vita. (Papiria bacia la mano del padre)
 QUINTO FABIO
 Dopo un sì bel perdono,
1280s’anche morte verrà, verrà gradita. (Vengono due soldati, l’uno de’ quali porta la spada di Quinto Fabio e l’altro sopra un bacino una corona di lauro fregiata d’oro)
 LUCIO PAPIRIO
 Prendi e rimetti al fianco
 la spada trionfal. (Lucio Papirio porge a Quinto Fabio la spada e questi se la ripone al fianco)
 QUINTO FABIO
                                   Non in mio fregio
 ma in difesa di Roma ognor la cinsi. (Lucio Papirio, presa la corona d’alloro, la mette sul capo di Quinto Fabio che si china in riceverla)
 LUCIO PAPIRIO
 E di questo io t’adorno
1285laureo serto le tempie, onde di qualche
 ricompensa s’onori il tuo trionfo.
 QUINTO FABIO
 In ben oprar premio ha dall’opra il forte.
 PAPIRIA
 Non mai sì bel Fabio a’ miei lumi apparve.
 LUCIO PAPIRIO
 Tal per Roma si scorti (A’ littori)
1290l’invitto al Campidoglio; e là, gridando
 il banditor: «Muor Quinto,
 perché ha pugnato e vinto»,
 pieghi al littor sotto la scure il capo;
 e meno reo che vincitor, tal passi
1295a’ suoi grandi avi a canto,
 e da Roma e da noi lodato e pianto.
 PAPIRIA
 Misere gioie mie! Tornate, o lagrime.
 QUINTO FABIO
 Signor, io ben sapea
 mio irrevocabil fato.
1300Sul tuo labbro l’adoro e sol mi basta
 morir senza il tuo sdegno e con l’affetto
 di te, fida consorte.
 PAPIRIA
 Ah! Senza me tu a morte?
 LUCIO PAPIRIO
 Fabio, do quanto posso, amore e lode.
1305E per ultimo dono
 con la sposa ti lascio. Anime amanti,
 più non vi rivedrete.
 L’ultimo addio prendete; e da me prendi
 tu ancor l’ultimo addio.
1310(Parto e al vostro nascondo il pianto mio).
 
    Consolati. Sul sasso,
 che chiuderà tue ceneri,
 avrai di Roma il pianto.
 
    E là, fermando il passo,
1315te le romane vergini
 celebreran col canto.