Lucio Papirio dittatore, Venezia, Pasquali, 1744 (Lucio Papirio)

 SCENA XII
 
 MARCO FABIO e QUINTO FABIO
 
 MARCO FABIO
935Nobil fregio al tuo nome,
 bell’oggetto a’ grand’avi, in faccia a Roma
 un Fabio supplicante!
 QUINTO FABIO
 Deh padre...
 MARCO FABIO
                          Non è vero.
 Tu già vivi una vita
940precaria e non più mia. Per te era meglio
 cader sotto la scure o sotto quella
 mal deposta tua spada.
 QUINTO FABIO
                                             E questa spada (Prendendo la sua spada dal tavolino)
 faccia le mie difese.
 Senz’altro testimon che del mio amore,
945a piè del dittatore
 io pregava di morte e non di vita.
 Un suo cenno m’espone
 di Roma agli occhi e a’ tuoi.
 Mi sorprende il suo inganno.
950L’ira tua mi confonde.
 Ma a favor d’un tuo figlio,
 così a te quest’acciar parla e risponde. (In atto di ferirsi)
 MARCO FABIO
 A sì nobile sforzo, (Trattenendolo)
 figlio, ti riconosco;
955parla il mio sangue.
 QUINTO FABIO
                                       E meglio
 ei parlerà, quando dal sen mi sgorghi.
 MARCO FABIO
 Che tenti?
 QUINTO FABIO
                       Prevenir littori e fasci.
 MARCO FABIO
 Affrettarsi la morte egli è un temerla.
 QUINTO FABIO
 Attendere il supplizio è un meritarlo.
 MARCO FABIO
960Ciò che infama i supplizi è sol la colpa.
 Ma spero a’ giorni tuoi più amica sorte.
 QUINTO FABIO
 Ciel, se mi desti un core
 da morir con valore,
 degna ancora di lui dammi una morte.
 
965   Tra le ferite e il sangue
 fossi rimasto esangue
 ma intrepido guerrier.
 
    Felice chi, pugnando
 sotto nemico brando,
970da forte può cader.