Lucio Papirio dittatore, Venezia, Pasquali, 1744 (Lucio Papirio)

 SCENA X
 
 LUCIO PAPIRIO e poi QUINTO FABIO
 
 LUCIO PAPIRIO
 (Resistere è del forte,
 dissimular del saggio,
 e l’uno e l’altro di chi regge e impera).
 QUINTO FABIO
 (A che m’astringi, amore!)
 LUCIO PAPIRIO
850(Vien Quinto. A lui s’asconda
 e la placida fronte e la severa). (Si rivolta senza guardarlo, appoggiato ad un tavolino)
 QUINTO FABIO
 Signor, vuol mia sciagura
 che in sembianza di reo ti venga innanzi
 chi abbracciasti altre volte
855per genero e per figlio.
 LUCIO PAPIRIO
 Non dir sciagura tua ciò ch’è tua colpa.
 QUINTO FABIO
 Nol nego, errai; ma errando,
 cercai con più di merto
 d’esser genero tuo. La mia vittoria...
 LUCIO PAPIRIO
860A che meco difese?
 Io già ti condannai.
 Al popolo appellasti. A lui ti scolpa.
 QUINTO FABIO
 Fuori di te, qualunque
 giudice omai ricuso. Io qui depongo
865e l’elmo laureato
 e questa spada vincitrice; e il capo
 sottometto a tua legge. (Depone sul tavolino l’elmo e la spada)
 Sol rendimi il tuo amor. Rendimi quello
 della sposa diletta. Ecco al tuo piede... (Ponendosi in atto d’inginocchiarsi, Lucio Papirio a lui si rivolta e lo ferma)
 LUCIO PAPIRIO
870Fermati; ed al mio piede
 non ti getti il tuo amor ma il tuo rimorso.
 Alza, Fabio, quegli occhi a questo volto.
 Mira se il riconosci.
 Qui non è il dittator ma Lucio solo.
875Ah! Per te che non fei? D’unica figlia
 alle nozze io t’elessi.
 Giunto alla dittatura, io te maestro
 creai de’ cavalieri.
 A te fidai del campo il sommo impero;
880e deposi in tua man sin la mia gloria.
 QUINTO FABIO
 Tormentosa memoria!
 LUCIO PAPIRIO
 Ma tu che mi rendesti?
 De’ miei divieti ad onta,
 tu combatti i Sanniti;
885scrivi al Senato e al dittator non scrivi;
 senza aspettarne il cenno,
 l’esercito abbandoni e vuoi trionfo.
 Conscio de’ miei disdegni,
 mandi sciolti i prigioni, ardi i trofei.
890Che più? D’invidia, di furor m’accusi.
 Svegli schiere a tumulto;
 e perché vada inulto il primo eccesso,
 nuovi eccessi commetti.
 Giudice or di te stesso,
895di’ s’abbia alle mie piante
 il genero chinarsi o pur l’amante.
 QUINTO FABIO
 Signor, più non resisto.
 Ciò che a te qui mi trasse
 era amor, era senso, era fiacchezza.
900Tua virtude or m’insegna il mio dovere
 e rossore m’inspira e pentimento.
 Alza, o signore, il punitor tuo braccio.
 Mia pena imploro e tue ginocchia abbraccio. (Quinto Fabio inginocchiasi a’ piedi del dittatore)
 LUCIO PAPIRIO
 Così piacemi Fabio.
905Olà. (Al cenno di Lucio Papirio si alzano le due grand’ali del padiglione e vedesi il Campo Marzio, tutto ingombrato di popolo e di soldati)