Lucio Papirio dittatore, Venezia, Pasquali, 1744 (Lucio Papirio)

 SCENA PRIMA
 
 RUTILIA e COMINIO da varie parti
 
 RUTILIA
 Alla fronte dimessa, al tardo passo
 non conosco in Cominio
 né l’eroe né l’amante.
 COMINIO
485Reo d’ardir, reo d’amore, a’ tuoi begli occhi
 con qual core offerirmi?
 RUTILIA
 Reo? Di che mai?
 COMINIO
                                   Ti offesi
 per voler meritarti.
 Se Quinto cade, il mio consiglio il perde.
 RUTILIA
490Il tuo consiglio diè vittoria a Roma;
 e della gente Fabia entra ne’ fasti
 per te novo ornamento.
 COMINIO
 Ma nel Senato intanto
 del tuo illustre fratel s’agita il fato.
 RUTILIA
495Nel Senato non tutti
 son Manli e son Papiri.
 COMINIO
 Né sempre la più giusta
 è la causa più forte.
 RUTILIA
 E se il perde livor, nella sua morte
500qual colpa avrà Cominio?
 Scorge il cielo s’io l’ami;
 pur se scritto è lassù ch’ei perir debba,
 vedrollo a ciglia asciutte
 morir da Fabio. Non si versan pianti
505per chi muor per la patria e fra i trionfi.
 Ma ancor lo spero; avranno cura i numi
 in lui di conservar l’unico avanzo
 di tanti eroi. Roma impor leggi al mondo
 dee per voler de’ fati. Il grande impero
510o a lui daranno i Fabi
 o, se l’ultimo Fabio or manca e cade,
 Roma l’avrà ma con più tarda etade.
 COMINIO
 O sovra del tuo sesso alma sublime,
 tu rincori la mia.
515Di Quinto alla salvezza
 pugnerà il cielo, la virtù, la gloria;
 combatterà il mio amor, la mia amistade;
 e se fortuna, alle bell’opre avversa,
 in suo eccidio s’ostina,
520fia comune a più d’un la sua ruina.
 
    Come per nube il raggio
 passa e le dà chiaror,
 tal di quegli occhi un guardo
 d’ardore e di coraggio
525m’empie l’amante cor.
 
    il cor che, tolto
 quel lume ond’ardo,
 staria sepolto
 di tenebroso obblio nel cieco orror.