Lucio Papirio dittatore, Venezia, Pasquali, 1744 (Lucio Papirio)

 SCENA XV
 
 PAPIRIA
 
 PAPIRIA
460Figlia e moglie, che fo? Qual di due beni
 lascio? Qual seguo? Lucio,
 meno di sdegno. Fabio,
 men di protervia. Egli mi è padre. Ah! Come
 oltraggiarlo tu puoi? Questi m’è sposo.
465Come ah! tu condannarlo?
 Fabio, reo ti detesto,
 misero ti compiango, oggetto insieme
 e d’odio e di pietà, direi d’amore;
 ma offendo il genitore.
470Dei! Che farò? Giusta nel padre è l’ira.
 Reo nel marito il fasto. A me sol tocca
 or con finti rigori,
 or con teneri preghi
 domar l’un, placar l’altro;
475chiegga Fabio il perdon, Lucio lo dia;
 e in sorte sì penosa,
 sia Papiria egualmente e figlia e sposa.
 
    Rigori fingerò, ripulse e sprezzi;
 sospiri verserò, lagrime e preghi.
 
480   Durezza in dittator così si spezzi;
 orgoglio in vincitor così si pieghi.
 
 Il fine dell’atto primo