Lucio Papirio dittatore, Venezia, Pasquali, 1744 (Lucio Papirio)

 SCENA VII
 
 COMINIO e RUTILIA
 
 COMINIO
 Nella casa de’ Fabi
170per altra via non s’entra
 che d’illustre virtù, di nobil merto.
 RUTILIA
 Ben mi sovvien; così Rutilia disse
 a Cominio guerriero.
 COMINIO
                                         E le tue leggi
 nel suo core scolpì Cominio amante.
 RUTILIA
175Se Fabio trionfò, non poca parte
 n’ebbe il consiglio tuo, n’ebbe il tuo braccio.
 COMINIO
 Qualunque siasi, a te s’ascriva il pregio
 dell’opre mie. Tu impulso,
 tu mi desti valor. Sei la mia gloria,
180non men che l’amor mio.
 RUTILIA
                                                Va’, segui, o duce,
 il ben segnato calle.
 Vuole il padre ch’io sia
 conquista del più degno,
 non del più amante. A me ubbidir conviene.
185Sta in tua virtù del nostro amor la sorte;
 e s’è ver che ben ami,
 sii più ch’altri romano, opra da forte.
 COMINIO
 
    Se quanto so d’amarti
 farò per meritarti,
190di più sublimi allori
 non mai guerriero eroe cinse la chioma.
 
    Forse più illustre andrà
 alle venture età,
 per vanto del tuo viso,
195per opra del mio amor, Rutilia e Roma.