Gl’inganni felici, Venezia, Nicolini, 1696

 SCENA II
 
 CLISTENE in trono, ARMIDORO e poi SIFALCE
 
 ARMIDORO
 Bella madre d’amor, tu che l’interno
 penetri de’ miei sensi e ’l cuor mi vedi,
 se mai le sacre soglie
 di fior ti coronai, s’arabi incensi
20fra vittime innocenti unqua ti ardei,
 favorevole arridi a’ voti miei.
 Sono i primi caduti. Al braccio mio (Lotti con due o tre atleti e gli atterri)
 chi più opporsi oserà?
 SIFALCE
                                           Quello son io.
 ARMIDORO
 Un fier odio che ancor non ben intendo
25mi rinforza e m’irrita.
 SIFALCE
                                           Ad una scossa
 l’arene imprimerai con la percossa.
 ARMIDORO
 Non pavento minacce.
 SIFALCE
                                           Il fiero incontro
 forse ti fia letal.
 ARMIDORO
                                Forse funesto.
 SIFALCE
 (Armidoro è costui). (A parte)
 ARMIDORO
                                         (Sifalce è questo). (Lottano)
 CLISTENE
30Quanto han costor di lena. Eguale ad essi
 sol già tempo si vide
 col feroce Acheloo lottare Alcide.
 ARMIDORO
 Dura un contrasto ancor?
 SIFALCE
                                                 Sento mancarmi
 l’affaticato piè. (Cade a terra)
 ARMIDORO
                               Cedimi, uom forte.
 SIFALCE
35Non cedo al tuo valor, cedo a la sorte. (Parte)
 ARMIDORO
 Mancan altre vittorie? (In positura di lottare)
 CLISTENE
                                            Assai facesti.
 Vieni a goder del premio, eroe sovrano.
 ARMIDORO
 Non diedi al ciel le mie preghiere invano.