Lucio Papirio dittatore, Venezia, Pasquali, 1744 (Lucio Papirio)

 SCENA PRIMA
 
 LUCIO PAPIRIO, MARCO FABIO, PAPIRIA, RUTILIA, littori e popolo romano uscendo dal tempio
 
 TUTTI
 
    Con fausti auspizi,
 con dii propizi,
 il nostro Marte
 combatterà.
 
5   Giove è placato;
 e debellato
 il Sannio a Roma
 s’inchinerà.
 
 LUCIO PAPIRIO
 Torno al campo, o Romani;
10e con gli dii placati io colà porto
 la vittoria e il trionfo.
 MARCO FABIO
 Per sì grand’opra, dittatore eccelso,
 saran guida a’ tuoi passi
 e pietade e valor. De’ sacri auguri
15al raccolto Senato
 io recherò gli eventi.
 Tu all’esercito riedi.
 Prive del maggior duce armate schiere,
 o non han freno o non han core; e puote
20nascer da indugio irreparabil danno.
 LUCIO PAPIRIO
 In sue trincee ben chiuso il nostro campo
 non teme impeti ostili; e provocargli
 Quinto non oserà che le mie veci
 colà sostien.
 MARCO FABIO
                         Manca ardir forse al figlio?
 LUCIO PAPIRIO
25No, ma troppo ei rispetta un mio comando
 che a lui vieta pugnar finch’io ritorni.
 MARCO FABIO
 Lucio, la tua dimora,
 che in ozio il tiene neghittoso e lento,
 sarà intanto sua legge e suo tormento.
 
30   Tal generoso destriero indomito,
 vago di pugna, mal frena il corso,
 s’agita, freme né trova pace.
 
    Percuote il suolo, spuma sul morso;
 e par ch’ei stesso co’ suoi nitriti
35la tromba inviti che ancora tace.