Lucio Papirio dittatore, Venezia, Pasquali, 1744 (Lucio Papirio)

 ARGOMENTO
 
    L’anno di Roma 430, Lucio Papirio Cursore fu creato dittatore nella guerra contra i Sanniti. Egli nominò per suo maestro de’ cavalieri Quinto Fabio Rutiliano, figliuolo di Marco Fabio, già tre volte consolo e una dittatore di Roma. Giunto Papirio ad Imbrinio in faccia al campo nimico, gli fu ordinato dagli aruspici che, prima di venire ad un fatto d’arme, si portasse in Roma a rinnovare gli auspizi e a placar gl’iddii. Tanto egli fece e lasciò la cura dell’esercito a Quinto Fabio, con ordine che non dovesse intanto combattere in verun conto contra i Sanniti. Dalla disubbidienza di Quinto che, presa la congiuntura, attaccò e vinse i nimici, nacque lo sdegno del dittatore, il quale, a gran passi ritornato al campo, lo condannò ad esser battuto con verghe e poi decapitato con la mannaia da’ littori. Quinto si rifugiò tra le legioni romane, da lui concitate a tumulto, e poi di notte sen fuggì in Roma, dove Marco Fabio, suo padre, appellò prima al Senato e dipoi al popolo. Niuna cosa poté mai placare l’animo di Papirio a perdonare al colpevole, se non le preghiere che gliene fecero i tribuni della plebe in nome del popolo romano. Queste ed altre circostanze del fatto veggonsi nel libro VIII della prima Deca di Tito Livio, da cui pur si raccoglie che a Lucio Cominio, uno de’ capitani della cavalleria romana, sortì di sbaragliare e porre in rotta i Sanniti, col levare a’ cavalli i morsi e le briglie e spingerli a tutto corso contro di loro. Per maggior viluppo del dramma s’è data per moglie a Quinto Fabio Papiria, figliuola del dittatore; e di più vi si sono inseriti gli amori del suddetto Cominio e di Publio Servilio, tribuno della plebe, con Rutilia sorella di Quinto Fabio. Per serbare inoltre l’unità del luogo e del tempo, s’è fatto accostare a Roma Quinto Fabio con parte dell’esercito, dopo la vittoria ottenuta.