Lucio Papirio dittatore, Vienna, van Ghelen, 1719, con annotazioni autografe

 SCENA ULTIMA
 
 SERVILIO e i suddetti
 
 SERVILIO
 Col suo decreto il popolo romano
 giudicò Fabio a morte; e del perdono
 a sé tolse l’arbitrio e a te lo diede.
 Giammai la dittatura
1425non fu più grande ed ella
 niente ha in Roma di egual fuor che il tuo core.
 Sia questo ancor maggiore
 de la tua dignità. Su, meco, o Roma,
 prostrati al dittatore.
1430Prostrati, e tu buon padre e tu reo figlio. (Servilio, il popolo e i due Fabi s’inginocchiano a piè di Lucio Papirio) I due Fabi, Servilio, i capi e i 24 del popolo s’inginocchino avanti il dittatore con l’ordine con cui stavano prima disposti.
 Pietà. Grazia. Perdono. Assai punito
 è il misero dal lungo
 aspettar de la pena.
 Donala agli anni suoi. Donala al frale
1435de l’umana fiacchezza.
 Donala agli avi, al padre, a Roma tutta.
 Ah! Non ritorcer gli occhi.
 Non rispinger il pianto. È Roma, è Roma
 quella, o signor, che vedi
1440ma ch’altri non vedrà china a’ tuoi piedi.
 LUCIO PAPIRIO
 Tribun, popolo, Fabi, omai sorgete. (I suddetti al comando di Lucio Papirio si levano) Si levano tutti quelli che si erano posti in ginocchio.
 Basti così. La disciplina è salva.
 Salva è la dittatura.
 A Fabio reo la colpa
1445per me non si perdona;
 al popolo romano il reo si dona.
 Vivi, o giovane Fabio, e vivi altero
 di sì pubblico assenso,
 più che di tua vittoria.
1450Vivi al mio amor. Vivi alla patria. Il troppo
 genio feroce in avvenir correggi;
 e meglio impara a sofferir le leggi.
 TUTTI
 
    O grande! O giusto! O pio!
 O nostro dittator!
 
 RUTILIA
 
1455   Germano.
 
 COMINIO
 
                         Amico.
 
 PAPIRIA
 
                                         Sposo.
 
 QUINTO FABIO
 
 Che ben! Che gaudio è ’l mio!
 
 MARCO FABIO
 
 O figlio!
 
 QUINTO FABIO
 
                   O genitor.
 
 LUCIO PAPIRIO
 Al giubilo comun, giubilo accresca
 l’altrui perdono e ’l tuo, Cominio, ancora.
 TUTTI
 
1460   O grande! O giusto! O pio!
 O nostro dittator!
 
 MARCO FABIO
 Generoso Servilio, a te qual posso
 render mercé! Tu, degno
 di unirti al Fabio sangue,
1465Rutilia avrai.
 COMINIO
                           (Mio sfortunato amore!)
 RUTILIA
 Io del tribun? Qual premio? O padre ingiusto!
 SERVILIO
 Signor, la tua bontade e la tua scelta
 mi sorprende e m’illustra.
 Vedi, o Rutilia, se plebeo qual sono,
1470avea cor, avea merto
 d’innalzarmi a l’onor de’ tuoi sponsali.
 Mi ributtò il tuo fasto e in quel ritroso
 tuo volto ancor le mie ripulse io leggo.
 Col disprezzo o col nodo
1475vendicarmi potrei;
 ma vil non son né misero esser voglio.
 A Cominio ti cedo. Al tuo gran padre
 piaccian nozze a te care. Io ne lo priego.
 MARCO FABIO
 Né a Servilio che chiede il dono io niego.
 RUTILIA
1480Tardi conosco il bene che in te perdo
 ma in quel che tu mi dai lieta mi veggio.
 COMINIO
 Al mio rival la mia fortuna io deggio.
 PAPIRIA
 Candido giorno!
 QUINTO FABIO
                                 Fortunato giorno!
 PAPIRIA
 In cui mercé di amore...
 QUINTO FABIO
                                               E di virtude...
 PAPIRIA, QUINTO FABIO
1485In te mio sposo
                               a ben goder ritorno.
 In te mia sposa
 MARCO FABIO
 Ma se voi siete avventurati, o cori,
 l’opra è di Lucio e sua pietà si onori.
 TUTTI
 L’opra è di Lucio e sua pietà si onori. Sia pronto il ballo dei popolari romani.
 CORO
 
    Festeggino, rimbombino
1490in alto suon di giubilo
 di Lucio al nome eccelso applausi e canti.
 
    Ma più di sua grand’anima
 e la costanza intrepida
 e la pietà magnanima
1495dal lieto nostro amor si applauda e canti.
 
 Fine del dramma
 
 Ballo di popolari romani festeggianti il perdono di Quinto Fabio Segue il ballo dei popolari romani, la prima sera dopo la licenza e le altre dopo il coro.