Lucio Papirio dittatore, Vienna, van Ghelen, 1719, con annotazioni autografe

 SCENA III
 
 SERVILIO seguito dai magistrati della plebe e i suddetti Escono i capi del popolo e ’l trombeta con Servilio. Sinché suona il trombeta, un littore porti su l’alto la sella curule del dittatore; e due del popolo portino due seggi per Marco Fabio e per Quinto Fabio nella parte più bassa del foro e li mettano nel mezzo.
 
 SERVILIO
                      Fine a le risse;
  e di silenzio il banditor dia segno. (Al suono della tromba vanno a sedersi il dittatore nella sella curule, Servilio e gli altri capi del popolo in altri seggi nella parte più alta del foro. Marco Fabio e Quinto Fabio siedono nella parte inferiore)
 MARCO FABIO
 Popolo, nel cui braccio (Levandosi)
 sta di Roma il poter, fui vostro anch’io
1020consolo e dittator; ma verghe e scuri
 non mai di civil sangue
 contaminai. Papirio
 stima eguale trionfo il tor di vita
 il Romano e ’l Sannita. Ov’è la prisca
1025modestia? Ove i Cammilli? I Cincinnati?
 Un duce già perdente
 puniasi in oro. Un trionfante or vuolsi
 che dia tutto il suo sangue
 e ’l dia sotto il littor. Qual maggior pena
1030al codardo? Al fellone?
 Ma sia giusto, o Quiriti,
 veder per Quinto Fabio
 tutta in festa la patria? Aprirsi i templi?
 Fumar l’are d’incensi?
1035E lui legato, ignudo e lacerato
 morir nel Campidoglio? E in faccia ai numi
 non invano implorati?
 Qual onta a’ suoi soldati?
 Qual gioia a’ suoi nemici? Ah! Lucio il vuole;
1040e Roma lo vedrà. Misero figlio!
 Ultimo tu dei Fabi,
 morrai così vilmente? E a tua salute
 nulla varran tuoi merti?
 Nulla quelli degli avi? E nulla i miei?
1045A che mi avete riserbato, o dei? (Siede coprendosi il volto con le mani)
 POPOLO
 
    Di trionfo e non di morte
 degno è ’l forte, il vincitor.
 
 LUCIO PAPIRIO
 Se pietade, o Romani, (Levandosi dal suo seggio)
 più del giusto vi move,
1050Quinto Fabio si assolva. Io ne protesto
 pubblico estremo eccidio
 a le leggi, a l’impero, al culto, a Roma.
 Manca la base al trono, ove gli manchi
 disciplina e rispetto.
1055Per me sto in mia sentenza e de la pena
 nulla dono o rimetto.
 Farlo a voi piace? Al ciel le vostre teste
 offro di quella invece
 che togliete a mia scure.
1060Dissi e ’l ridico ancora; (Avanzandosi alquanti passi verso i gradini)
 Roma per voi si perde. Io vo’ che viva.
 Fabio per voi si assolve. Io vo’ che mora. (Discende e in atto sdegnoso parte seguito dai littori. Tutti gli altri si levano) Partono i littori con Lucio Papirio.
 SERVILIO
 Quinto, hai tu che produr?
 QUINTO FABIO
                                                   Si adempia il giusto.
 Al popolo romano il capo io chino,
1065non reo, non vincitor ma cittadino. (Servilio con gli altri discende nella parte inferiore)
 SERVILIO
 Oh! Sì modesto in campo
 fossi stato e sì saggio.
 Seguimi; e poi che altrove
 avrò dei magistrati e de la plebe
1070raccolti i voti, a libertade o a pena
 andrai ma sempre illustre. (Parte con li capi del popolo) Partono i capi del popolo con Servilio.
 MARCO FABIO
                                                    Io feci, o figlio,
 quanto per te potei. Tu in ogni sorte
 ricordati qual fosti;
 e anche in faccia al littor mostrati forte.
 QUINTO FABIO
 
1075   Dammi un amplesso, o padre.
 Forse tra’ ceppi avvinto
 più non tel renderò.
 
    Perdonami il dolore
 che avrai se cado estinto;
1080e degno del tuo amore
 anche in morir sarò. (Parte col popolo) Partono i 24 del popolo con Quinto Fabio.