| SCENA X |
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| QUINTO FABIO, seguito dall’esercito, sopra gran carro trionfale, tirato da schiavi sanniti, il qual carro si viene avanzando sopra il fiume su cui gettasi un ponte da’ soldati, al suono di sinfonia militare Esce Quinto Fabio sul carro e capi dell’esercito, seguito dai [illeggibile] soldati tirato dagli schiavi sanniti; esso carro è preceduto dai trombeti e dai timpanisti e da 24 soldati. Gli altri 24 vengono dietro il medesimo carro. Alcuni di essi gittano il ponte sul Tevere e sopra esso si avanzerà il carro. Al replicare della prima parte dell’aria si cali il ponte levatoio, da cui calavano Papiria e tutti quelli i 24 del popolo coi loro capi. |
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| QUINTO FABIO |
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| Qual piacer, o Tebro invitto, |
255 | che verdeggi a le tue sponde |
| l’ombra ancor de le mie palme! |
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| E che a te del già sconfitto |
| Sannio audace errino intorno |
| le dolenti e squallid’alme! (Scende dal carro) |
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260 | Quella è Roma, o guerrieri, |
| meta de’ nostri voti. Ivi per noi |
| s’agita nel Senato |
| la ragion del trionfo. Il porvi piede, |
| pria di udirne il voler, parrebbe orgoglio |
265 | e vincitor modesto ottien più lode. (S’apre la porta della città e calandosene il ponte levatoio, n’esce Papiria seguita dal popolo di Roma che tiene in mano rami e ghirlande di alloro) Escono dalla porta della città i 24 del popolo e i loro capi portando insieme coi i rami e le ghirlande di alloro. |
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