Lucio Papirio dittatore, Vienna, van Ghelen, 1719

 SCENA VI
 
 RUTILIA e SERVILIO
 
 RUTILIA
 Qual mai più fido e generoso amante?
1130E di costui qual più importuno e audace?
 SERVILIO
 Eccomi ancor, Rutilia...
 RUTILIA
 A che? Noie mi rechi? O nuovi mali?
 SERVILIO
 Timido questa volta
 non osa il labbro e ’l tuo dolor rispetto.
 RUTILIA
1135Che? Condannato avresti ingiustamente
 un Fabio? Un vincitore? Un innocente?
 SERVILIO
 Roma a te lo dirà. Servilio il tace.
 RUTILIA
 Ah vile! Ah scellerato!
 Taci il colpo e ’l facesti.
1140Vendicasti il tuo amore;
 e ’l fratel mi uccidesti. (Piange)
 SERVILIO
                                            Io te l’uccisi?
 RUTILIA
 Vanne, fuggi, o crudel. Togli a quest’occhi
 un aspetto di orrore.
 Già ti sprezzava. Or ti detesto. Or t’odio;
1145e t’odio col dolor che tu sì indegno
 sia, qual già del mio amore, or del mio sdegno.
 
    Al duolo, a l’odio,
 che m’empie l’anima
 sol per te misera,
1150fuggi, nasconditi,
 fiero omicida.
 
    Amor sprezzato,
 cangiato in furia,
 ti fece, o barbaro,
1155iniquo giudice,
 rio fratricida.