Lucio Papirio dittatore, Vienna, van Ghelen, 1719

 SCENA IV
 
 PAPIRIA, SERVILIO e poi MARCO FABIO
 
 PAPIRIA
 Deh! Servilio, di un’alma prevenuta
585non t’irritin gli sprezzi.
 SERVILIO
 Me la nega la figlia? (Vedendo Marco Fabio gli va incontro)
 Ragion mi farà il padre. A te già piacque
 nei suffragi del vulgo
 por la vita del figlio.
 MARCO FABIO
590Al popolo romano,
 maggior del dittatore,
 da Lucio e dal Senato io provocai.
 PAPIRIA
 Vano ah! sia mio timor, non tua pietade.
 MARCO FABIO
 Che ti spaventa?
 PAPIRIA
                                  Un troppo
595vilipeso tribuno.
 MARCO FABIO
 Servilio?
 SERVILIO
                    A lui non parve
 audacia alzar suoi voti
 a una figlia dei Fabi.
 PAPIRIA
 Tal non parve a Rutilia.
600Riguardò con orror la fiamma accesa
 in un cor non patricio,
 unì sprezzi a ripulse, ingiurie a sprezzi.
 MARCO FABIO
 Non è in vergine figlia
 l’arbitrio de l’amor né del rifiuto.
605Fra quei che di Rutilia
 aspirano a le nozze,
 al migliore io la serbo.
 Fa il natal vari i gradi,
 la virtù gli fa eguali.
610Servilio, ora al tuo amore
 non fo divieti e non lusinghe. Quelli
 a te oltraggio sarian, queste ad entrambi.
 Libero d’ogni affetto
 pesa il merto e l’error. Qualunque siasi,
615purché giusto il decreto,
 l’approverò, che non mi offende un retto
 giudicio e più del figlio amo le leggi.
 SERVILIO
 Degni sensi di te, di chi tre volte
 fu consolo di Roma e dittatore.
620Parto con più di pace.
 PAPIRIA
 (Ma tu pace non hai, povero core).
 
    Non dispetto, non speranza
 sedurrà la mia costanza
 sul destino del tuo figlio.
 
625   Ma del giusto e del dovere
 farò legge al mio potere,
 farò norma al mio consiglio.