Lucio Papirio dittatore, Vienna, van Ghelen, 1719

 SCENA XV
 
 PAPIRIA
 
 PAPIRIA
460Figlia e moglie, che fo? Qual di due beni
 lascio? Qual seguo? Lucio,
 meno di sdegno. Fabio,
 men di protervia. Egli mi è padre. Ah! Come
 oltraggiarlo tu puoi? Questi mi è sposo.
465Come ah! tu condannarlo?
 Fabio, reo ti detesto,
 misero ti compiango, oggetto insieme
 e d’odio e di pietà, direi d’amore;
 ma offendo il genitore.
470Dei! Che farò? Giusta nel padre è l’ira.
 Reo nel marito il fasto. A me sol tocca
 or con finti rigori,
 or con teneri prieghi
 domar l’un, placar l’altro.
475Chiegga Fabio il perdon, Lucio lo dia;
 e in sorte sì penosa
 sia Papiria egualmente e figlia e sposa.
 
    Rigori fingerò, ripulse e sprezzi;
 sospiri verserò, lagrime e prieghi.
 
480   Durezza in dittator, così si spezzi;
 orgoglio in vincitor, così si pieghi.
 
 Fine dell’atto primo
 
 Segue il ballo di sanniti schiavi, festeggianti la libertà ricevuta.