Don Chisciotte in Sierra Morena (Zeno e Pariati), Vienna, van Ghelen, 1719

 SCENA ULTIMA
 
 DON CHISCIOTTE, portato in una gabbia da’ seguaci di Ordogno, e i suddetti
 
 DON CHISCIOTTE
 Strano destin! Di quante
 rare avventure o buone o ree provai
1890dal dì che professai cavalleria,
 io ne lessi sui libri esempi uguali;
 ma di questa nol trovo; e son sicuro
 che veduto mai più, mai più non s’abbia
 errante cavalier dentro una gabbia.
 
1895   Qui voltar mi posso appena.
 Stravagante è la mia pena;
 e non so qual sia il mio fallo.
 
    Ingabbiato son dal fato;
 ma pazienza, o sorte rea.
1900Io sarò di Dulcinea
 cavaliere e pappagallo.
 
 (Ma che? Quest’avventura è più famosa
 perch’è più stravagante). A che mi guardi, (Ordogno si accosta alla gabbia)
 gigantaccio malvagio? (Ad Ordogno)
 ORDOGNO
                                            Eh! Lascia, amico,
1905queste tue frenesie. Me ben ravvisa;
 non son Pandafilando, Ordogno io sono.
 DON CHISCIOTTE
 T’intendo, o scellerato;
 tu di avermi incantato ora ti penti
 e vorresti placarmi. Attendi, attendi
1910che passi il giorno estremo
 di mia fatal prigion, poi ci vedremo.
 E tu, Micomico...
 DOROTEA
                                  Non son più quella.
 Io sono Dorotea, sposa a Fernando.
 DON CHISCIOTTE
 Fai bene. Or che disperi il patrio regno,
1915di regina tu ascondi il grado e ’l nome.
 Passerà l’anno. Spera.
 Di vendicarti ho già pensato al modo.
 FERNANDO
 Eh! Questa è Dorotea, la sposa mia.
 DON CHISCIOTTE
 Ella è Micomicona; e s’è tua sposa,
1920il vostro matrimonio è una magia.
 DOROTEA
 Vanne tu, Lope.
 DON CHISCIOTTE
                                O caro Lope, vieni.
 A me porgi la man. Vedi or gl’incanti?
 Conosci le magie? Credi il castello?
 LOPE
 Non mi parlar d’incanti. Ordogno è quegli
1925tanto quant’io son Lope; e solo è stato...
 DON CHISCIOTTE
 Vanne, vanne, meschin; sei fatturato.
 Ma voi perché ridete, empi scudieri? (A Cardenio e a Rigo)
 CARDENIO
 Non più, qual mi credesti,
 son lo scudier di lei; Cardenio i’ sono.
 RIGO
1930Io ’l barbier che, in vendetta
 del bacino a me tolto,
 ti lasciai dal balcone in aria appeso.
 MARITORNE
 Io la donzella afflitta,
 a cui per compassion la man porgesti.
 DON CHISCIOTTE
1935Tutti incanti son questi.
 Quel di Mambrin fu l’elmo,
 non un bacino. Un satiro tu sei, (A Rigo)
 non un barbier. Tu un perfido scudiere (A Cardenio)
 che la regina sua,
1940caduta in povertà, lascia e rinega.
 Tu l’afflitta donzella esser non puoi; (A Maritorne)
 e se quella esser vuoi, sei una strega.
 Ma Sancio non favella?
 SANCIO
 Tu vuoi ch’io parli? Ascolta,
1945il gigante, l’impresa, la regina
 e tutto il resto in sol tuo pro si finse.
 Non vidi grippogrippo,
 non andai al Toboso
 né diedi il foglio a la tua dea villana.
 DON CHISCIOTTE
1950O bestemmia profana! O stelle! O fati!
 Voi siete tutti pazzi e deliranti
 o siete, giuro al ciel, tutti incantati.
 DOROTEA
 A la Mancia, a la Mancia; o pace o tregua
 colà faran con lui le sue pazzie.
 DON CHISCIOTTE
1955O regina... Pazzie? Talpe voi siete
 al chiarissimo sole
 de la cavalleria. Le imprese mie,
 che voi dite pazzie, sono e saranno
 d’invidia e di stupore oggetto al mondo.
1960E del gran don Chisciotte, uguali a quelle
 che degli altri miei pari il mondo onora,
 un dì se ne faran famose istorie.
 TUTTI
 E un dì se ne faran commedie ancora.
 CORO
 
    Don Chisciotte che si vede
1965non è il solo che vi sia.
 
    V’è più d’un che non sel crede
 ma può fargli compagnia
 
    e più d’un che lo precede,
 perch’egli ha maggior pazzia.
 
 Segue il ballo de’ servi dell’albergo immascherati in diverse guise.
 
 Il fine