Don Chisciotte in Sierra Morena (Zeno e Pariati), Vienna, van Ghelen, 1719

 SCENA VIII
 
 DOROTEA, LUCINDA, FERNANDO, CARDENIO, ORDOGNO, LOPE, SANCIO, RIGO e poi MENDO e MARITORNE
 
 RIGO
 Ad urti, a calci, a pugni anch’io ti sfido. (A Sancio)
 SANCIO
 No no, sol con la spada io mi cimento.
 (D’andar prigione anch’io non ho bisogno).
 ORDOGNO
1860Abbiam l’intento. (Ordogno si scuopre)
 LOPE
                                    E v’ha gran parte Ordogno.
 SANCIO
 Ordogno era il gigante? O che magia!
 ORDOGNO
 Maggior n’ha Dorotea.
 DOROTEA
 De l’opra mia frutto vi renda il cielo.
 SANCIO
 Ora intendo la festa.
1865Gl’incanti e le magie son ne la testa.
 FERNANDO
 Ma perché quella pugna? (A Lope)
 LOPE
 Per trar, mercé la fede
 che geloso egli osserva, ancorché folle,
 l’amico al suo soggiorno e risanarlo.
 FERNANDO
1870Lodo tanta amistà. Mendo, che brami? (Venendo venir Mendo)
 MENDO
 Signor, son risarciti
 tutti i miei danni; e a tua bontà ciò deggio.
 LOPE
 Bella, Cardenio, in guiderdon di quanto
 opraste già, lieti vi faccia il cielo.
 DOROTEA
1875Di Fernando l’amor fa la mia sorte.
 CARDENIO
 Di Lucinda la fede è il mio contento.
 FERNANDO
 E l’amor di Fernando in questa destra
 con la fede di sposo a te si rende.
 LUCINDA
 E la fé di Lucinda a te si mostra
1880in questa man ch’è testimon del core. (Si porgono le destre)
 A QUATTRO
 Trionfa con la fede oggi l’amore.
 RIGO
 Mendo, fra tante gioie a me concedi
 Maritorne in isposa.
 MENDO
 Facciasi.
 MARITORNE, RIGO
                   O me felice!
 MARITORNE
1885Vedi? So ch’or vorresti; (A Sancio)
 ma del nostro imeneo già fatto è ’l groppo.
 SANCIO
 Io n’ho abbastanza d’una e ancor di troppo.