Don Chisciotte in Sierra Morena (Zeno e Pariati), Vienna, van Ghelen, 1719

 SCENA III
 
 DOROTEA e i suddetti
 
 FERNANDO
 Qual pena, o dio!... Vieni, deh! vieni, o fida
 e del pari infelice.
 In quest’alma, ove a gara
 pugnan senso e rimorso, or tu rinforza
1675la più debole parte e la sostieni.
 DOROTEA
 Signor, piacesse al cielo
 che in me fosse il poter, com’è il desio,
 di dar pace al tuo core.
 Da questa io non lo spero
1680beltà negletta. A l’amor mio sincero
 tanto chieder non oso.
 Se il mio sangue può farlo, escami tutto
 fuor de le vene il sangue. Il fatal colpo
 opra sia del tuo braccio. Ecco a’ tuoi piedi
1685tel chiedo ultimo dono. A me sol basta
 che l’odio tuo non mi accompagni e segua
 al freddo ignobil sasso.
 Con voto più innocente
 chiuder non posso la mia vita e bacio
1690la cara destra, anzi che cada estinto
 questo infelice...
 FERNANDO
                                 Hai vinto, o cara, hai vinto.
 Eccomi tuo, se dopo
 sì gravi torti il merto, amante e sposo.
 DOROTEA
 Tua sarò in ogni stato umile ancella.
 FERNANDO
1695Come ah! potei tradire alma sì bella?
 CARDENIO
 (Da l’altrui già risorge il mio contento).
 FERNANDO
 Cardenio, al mio riposo
 sol manca il tuo perdono. È ver che offesi...
 CARDENIO
 Offese non rammenta un vero amico.
 FERNANDO
1700Ben le rammenterà la tua Lucinda.