Don Chisciotte in Sierra Morena (Zeno e Pariati), Vienna, van Ghelen, 1719

 SCENA X
 
 FERNANDO, LUCINDA e li suddetti
 
 FERNANDO
 Vieni, Lucinda, e cresca,
 scemando in te il rigore, in me la speme.
 LUCINDA
1105Non rispondo a Fernando
 che al nuovo giorno.
 FERNANDO
                                       E fausto il chiedo ai numi.
 Mendo, chi son costoro?
 MENDO
 Quegli è mancego e un pazzo
 ch’errante cavalier si chiama e vanta.
 FERNANDO
1110Che? Don Chisciotte?
 MENDO
 
                                          È desso.
 FERNANDO
 Udiamlo. (A Lucinda) O benvenuto (A don Chisciotte)
 de la cavalleria l’onore e ’l pregio.
 DON CHISCIOTTE
 Sento che mi conosci. E tu chi sei?
 FERNANDO
 Un cavalier.
 DON CHISCIOTTE
                         Ma non errante. Io ’l sono;
1115e ’l sono in tuo servigio, ove tu ’l chieda.
 LUCINDA
 Io pur, signor, onoro
 il tuo valor. (A don Chisciotte) Strana figura è questa. (A Fernando)
 DON CHISCIOTTE
 Mi dicon che sei mesta. Ove ti giovi (Lucinda guarda don Chisciotte con attenzione)
 il braccio mio, tu ne disponi. Io sono
1120de l’afflitte donzelle il difensore.
 LUCINDA
 Gentilezza cortese!
 SANCIO
                                     Ella ti guarda. (A don Chisciotte)
 DON CHISCIOTTE
 Come l’altre, d’amore anch’essa è punta. (A Sancio)
 SANCIO
 Che bel volto! (A don Chisciotte)
 DON CHISCIOTTE
                             Egli è bel; ma che far posso? (In questo mentre vanno a sedere Lucinda e Fernando)
 (O cara Dulcinea, quanto mi costi!)
 MENDO
1125Or la festa vedrassi.
 DON CHISCIOTTE
 Quale ne fia il soggetto?
 MENDO
 Donzelle e cavalieri, arme ed amori.
 DON CHISCIOTTE
 Degno di don Chisciotte. Io qui mi assido.
 Ma non vi son libretti?
 MENDO
1130No. Mendo dirà tutto. Attenti. Aprite. (Si apre il prospetto e si vede un teatrino con la tenda abbassata)
 Qui vedran Melisendra
 dal prode don Gaifero, amante e sposo,
 tolta ai mori infedeli.
 DON CHISCIOTTE
 Viva. L’istoria è bella e so ch’è vera. (Si alza la tenda del teatrino e si vede una sala regia con un re moro in trono, molti mori d’intorno ad esso ed una donzella inginocchiata a’ piedi del trono)
 MENDO
1135Ecco la prigioniera
 che dal crudo tiranno
 la libertà perduta invano implora.
 DON CHISCIOTTE
 Ah, moro traditore!
 Buon per te che non v’era un don Chisciotte. (Si cambia la scena in campagna con veduta di città e passa un cavaliero a cavallo che porta in groppa Melisendra)
 MENDO
1140Or veggasi Gaifero
 che la sua sposa ha tolta ai mori; e seco
 sul rapido destrier la tragge in salvo.
 DON CHISCIOTTE
 Va ben, va ben. Felici amanti, addio. (Si cambia la scena e comparisce piazza nella città con molti mori armati)
 MENDO
 Fuggita Melisendra, ecco lo sdegno
1145del re che freme, ecco il tumulto orrendo
 del popolo infedel che, inteso il suono
 di tutte le campane, accorre a l’armi.
 DON CHISCIOTTE
 Altolà. Questo suono
 è contra il ver. Non han campane i mori.
 MENDO
1150Tanta delicatezza
 qui non ci vuol. Ne’ gran teatri ancora
 son l’opere talvolta e le commedie
 viluppi mal tessuti
 di mille inconvenienze e d’altri errori;
1155e pur sono ascoltate. Alor ch’ei piace,
 lo sproposito ancor si soffre e passa.
 DON CHISCIOTTE
 Vero è l’esempio. Io già m’acheto. Avanti. (Si muta la scena e si vede campagna con molte squadre di mori a cavallo)
 MENDO
 Que’ son mori infiniti
 che de’ miseri amanti in traccia vanno.
 DON CHISCIOTTE
1160Vediam quel che faranno. (Don Chisciotte si leva in piedi con la mano su la spada)
 MENDO
 Già son loro a le spalle. Ahi! Don Gaifero!
 Ahi! Melisendra!
 DON CHISCIOTTE
                                  E che? Non fia mai vero (Cava la spada)
 che sotto agli occhi miei coppia sì bella
 debba perir. Indietro, o cani, indietro. (Si accosta al teatrino)
1165No? Tutti andrete a pezzi. (Con la spada rompe tutte le figure)
 MENDO
 Ferma, ferma.
 DON CHISCIOTTE
                              Che ferma? Empi marrani,
 cadeste pur. Già tutto il campo è pieno
 di membra lacerate e teste rotte.
 Questo, iniqui, è il valor di don Chisciotte.
 
1170   Sono un fulmine di guerra.
 Tutti i mori andaro a terra;
 e gli amanti han libertà.
 
    Glorioso e memorando
 questo braccio e questo brando
1175tanto puote e tanto fa. (Parte)
 
 SANCIO
 Viva, viva il patron. Poter del mondo!
 Non lo vidi mai più sì furibondo. (Parte Sancio)
 MENDO
 Sì, ch’ei viva e ch’io mora
 dopo tanta rovina e tanto scempio.
 FERNANDO
1180Mendo, tempra il tuo affanno.
 Fernando è pronto a riparar quel danno.
 Or tu, bella, che dici?
 LUCINDA
 (Fingasi quel piacer che può ingannarlo).
 Del cavaliero il bel furor mi piacque.
1185Ma tal cavalleria
 finalmente non è che una pazzia.
 FERNANDO, MENDO, LUCINDA ED ALTRI (Di dentro)
 
    Queste sono le bravure
 degli erranti cavalieri.
 
    Con bambocci e con figure
1190sono arditi e son guerrieri;
 
    e di simili avventure
 van fastosi e vanno alteri.
 
 Fine dell’atto terzo
 
 Segue il ballo de’ bagattellieri.