Don Chisciotte in Sierra Morena (Zeno e Pariati), Vienna, van Ghelen, 1719

 SCENA PRIMA
 
 FERNANDO e LUCINDA con guardie
 
 FERNANDO
 Tacer non giova o disperarsi. Il cielo
 ti ha tratta in mio poter.
 LUCINDA
                                               Ma tua non sono;
 né tua sarò. Cardenio ha la mia fede,
 Fernando ha l’odio mio.
 FERNANDO
385E reo de l’odio tuo perché son io?
 LUCINDA
 A Dorotea spergiuro,
 a Cardenio infedele,
 a Lucinda funesto,
 di che sei reo?
 FERNANDO
                              Colpe son queste? Eh! Tutte
390colpe usate e d’amore.
 LUCINDA
 Il tuo non dirlo amor, dillo furore.
 FERNANDO
 Siasi; e questo furor, qual per molt’acque
 gonfio torrente, me trasporta a questa
 necessità d’amarti.
 LUCINDA
395E me la tua perfidia a questa spinge
 necessità d’odiarti.
 FERNANDO
 Se perfido son io, tal per te sono.
 LUCINDA
 Che sì, ch’io avrò commessi i tuoi delitti?
 FERNANDO
 Tua beltà me gli ha imposti; io gli ho commessi.
 LUCINDA
400Ed io questa infelice
 beltà saprò punir, quand’ella possa
 nuovi e maggiori eccessi
 nel tuo core inspirar.
 FERNANDO
                                         Non avrai sempre
 finti veleni.
 LUCINDA
                         Mancheranno i finti?
405Ne avrò di veri. In lor difetto ancora
 avrò ferri, avrò lacci, avrò cent’altri
 instrumenti di morte,
 che il morir non può torsi a chi nol teme.
 FERNANDO
 Crudel! Se come amante
410io ti fossi nemico,
 che faresti di più per insultarmi?
 LUCINDA
 Se nemico mi fossi e non amante,
 che faresti di più per tormentarmi?
 FERNANDO
 La mia fiamma, o Lucinda,
415t’illustra e non ti offende.
 Io ti vo’ mia ma sposa;
 e la man, che ti porgo,
 ti fa grande, non vile. Il sangue mio
 ha una fonte real...
 LUCINDA
                                     Sposa a Fernando,
420lo so, sarei più illustre
 ma non più lieta. Chi ben ama ha tutta
 la sua fortuna ne l’oggetto amato;
 né ricerca di più. Cardenio solo
 val per me tutti i beni e tutti i regni.
425Signor, non più al tuo amore,
 parlo a la tua virtù. Lascia in riposo
 due cori amanti. Qual piacer può darti
 il vedermi infelice? E qual saria
 prova d’amor far la miseria mia?
 FERNANDO
430Con disprezzi e ripulse
 non si ottengono grazie;
 e col far pompa di un rivale amato
 non ben si vince un vilipeso amante.
 Va’, Lucinda, e se vuoi
435che in me trovino luogo i preghi tuoi,
 fa’ qualche sforzo per amarmi; anch’io
 qualche sforzo farò per non più amarti.
 E poi, chi sa? Messo in cimento amore,
 o a te consiglierà ciò che più giova
440o a me ciò che più lice.
 LUCINDA
 Ora...
 FERNANDO
              No, mi risponda
 Lucinda al nuovo giorno. A donna amante,
 messa in balia di scelta
 tra l’utile e l’amore,
445lungo è anche un giorno a far che cangi il core.
 LUCINDA
 
    Sì, questo core,
 che pena amando,
 si cangerà.
 
    Vuoi saper quando?
450Quando più il fiume
 tributo al mare
 non porterà.
 
    Quando il delfino
 tra fronde e fronde
455o quando il cervo
 tra le fals’onde
 si pascerà.