Don Chisciotte in Sierra Morena (Zeno e Pariati), Vienna, van Ghelen, 1719

 SCENA VI
 
 DOROTEA da ninfa e li sudetti
 
 DOROTEA
 
    Se in vera e stabil fé (Dorotea di dentro)
280ognor la sua mercé
 trovasse amando un cor,
 che dolce pena sarebbe amor!
 
    Ma quel crudel soffrir,
 quel misero languir
285seguendo un traditor,
 che fiero mostro, che rio dolor!
 
 CARDENIO
 Colmo d’alto stupor m’ha il nobil canto.
 ORDOGNO
 Ma se più vuoi stupir, mira il bel volto.
 DOROTEA
 Chiudasi in voi per sempre il mio dolore,
290solitarie foreste.
 L’aspetto de le belve
 meno orribil mi fia
 che degli uomini il volto. In tutti io veggo
 de la perfidia il nero
295simulacro esecrando
 e trovo in tutti il traditor Fernando.
 CARDENIO
 Dorotea la infelice è questa, o Lope.
 DOROTEA
 Dei, mi s’invidia ancora
 un barbaro conforto? (In atto di voler fuggire, veduti coloro)
 CARDENIO
                                          Al sol Cardenio
300Dorotea non s’involi. Io de l’iniquo
 son l’amico tradito,
 tu la tradita amante. Un punto istesso
 fe’ la nostra sciagura.
 DOROTEA
 Sciagura irreparabile. Trionfa
305in placido imeneo la coppia infida;
 e noi spargiamo intanto
 a le piante i sospiri, ai sassi il pianto.
 LOPE
 Datevi pace omai. Sposa Lucinda
 di Fernando non è.
 DOROTEA, CARDENIO
                                      Come?
 LOPE
                                                      Nel punto
310degli attesi sponsali
 svenne Lucinda. Un foglio, che nel seno
 se le trovò, dicea
 che a Cardenio era sposa
 e che per torsi a l’odiose nozze
315s’era con rio velen tolta di vita.
 CARDENIO
 Che? Lucinda?
 LOPE
                               Ti acheta. Era letargo
 ciò che morte parea. Partì Fernando.
 Ma poiché del liquor mancò la forza,
 l’uso de’ sensi ripigliò Lucinda;
320e col favor de l’ombre
 lasciò i tetti paterni, invan seguita
 da Fernando e dal padre. Eccoti tolto (A Dorotea)
 dei gran mali il maggior. Ciò che ne avanza
 amor dissiperà, tempo e costanza.
 CARDENIO
325Quanto ti deggio, amico!
 DOROTEA
 Torno da morte a vita.
 ORDOGNO
 Tal chi presso al naufragio afferra il porto.
 DOROTEA
 Qual mai pietoso nume a noi ti trasse?
 CARDENIO
 Ma qual ragion sospinse
330fuor de la patria terra Ordogno e Lope?
 LOPE
 Pietà di un folle amico, a me congiunto
 con nodo di natura e di amistade.
 DOROTEA
 Come or vaneggia ed erra?
 LOPE
 Libri ei leggea sovente
335che di fole e menzogne empion le carte,
 ove il tempo si perde e più l’ingegno.
 DOROTEA
 Romanzi?
 LOPE
                      Appunto; e quelle
 d’erranti cavalieri alte sciocchezze
 sì gl’ingombraro e gli offuscar la mente
340che, postosi in idea d’irsene armato...
 DOROTEA
 Ah! Ah! Quel di cui parli
 seria il famoso don Chisciotte?
 ORDOGNO
                                                          È desso
 e in queste selve egli or dimora.
 CARDENIO
                                                            In queste?
 Giurerei che poc’anzi io qui lo vidi;
345ma qual chi sogna, io ne ho l’idea confusa.
 DOROTEA
 Qual follia qui ’l trattiene?
 LOPE
 Un suo ideato amore.
 DOROTEA
 Pazzo ed amante? Ei non è il primo o ’l solo.
 CARDENIO
 L’oggetto?
 LOPE
                      Una bifolca.
 DOROTEA
350Dulcinea del Toboso?
 LOPE
                                          Il nome è finto,
 vera la patria. Ei sua l’appella e invoca
 regina e dea. Foglio d’amor poc’anzi
 le scrisse il folle e n’era Sancio il messo.
 Ma da noi prevenuto
355farà ch’ei rieda a le natie contrade,
 ove trarlo d’error sarà pietade.
 DOROTEA
 Questo è ’l tuo voto? A me ne lascia il peso.
 Alcun di voi mi siegua.
 LOPE
                                             Io sarò teco.
 DOROTEA
 De la sciocca lettura
360ben mi compiacqui anch’io.
 Questa or varrammi al pensier vostro e al mio.
 
    I deliri di un infermo
 porrò in calma e sanerò.
 
    Ma ristoro al mio martoro
365sol da amore attenderò.