Don Chisciotte in Sierra Morena (Zeno e Pariati), Vienna, van Ghelen, 1719

 SCENA IV
 
 LOPE, ORDOGNO e SANCIO
 
 SANCIO
 Le fa sì al natural che quasi io credo
 vere le sue follie.
 LOPE
220Sancio.
 SANCIO
                 Che? Lope e Ordogno?
 LOPE
 Non istupir. Si vuol da noi che rieda
 don Chisciotte a’ suoi tetti.
 Al sangue e a l’amistà tanto degg’io.
 ORDOGNO
 Ed io tanto a quel zel che ho del suo nome.
 SANCIO
225Ah! Potesse esser ciò; ma adesso appunto...
 LOPE
 Da noi colà in disparte
 tutto si udì, tutto si vide. Or dei
 dar braccio a l’opra nostra.
 SANCIO
                                                   E che far posso?
 ORDOGNO
 Dir che fosti al Toboso,
230che Dulcinea suo cavalier l’accetta
 ma che amante l’aspetta e tosto ei parta.
 SANCIO
 Fatta in tempo sì brieve
 non crederà da me la doppia via.
 LOPE
 Arte non mancheratti, ond’ei ti creda.
 SANCIO
235Già mi sovvien. Va bene.
 Ma l’isola...
 LOPE
                        Già il so. Di quella invece
 avrai da me più d’un bel campo in dono.
 SANCIO
 Or consolato io sono.
 Presto vedrò la cara moglie e i figli
240che per farmi scudiero abbandonai;
 e presto finiran di Sancio i guai.
 
    Mi ricordo che ho sofferta
 la diabolica coperta
 che balzommi in su e in giù.
 
245   Non vo’ più volar senz’ali
 né più far salti mortali
 ne l’errante servitù.