Sirita, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA X
 
 SIVALDO e ROMILDA
 
 SIVALDO
 Ottaro molto deve a tua pietade.
 ROMILDA
 Servo insieme al suo amore e al tuo riposo.
 SIVALDO
1370Mi riguarda Romilda
 come re, come padre o come amante?
 ROMILDA
 Eh, sire, amor non turba
 l’alme sovrane; ed i gravosi e molti
 fastidi del comando
1375spazio non danno di abbassar la mente
 ad un tenero affetto
 che di ozio si nutrisce e di diletto.
 SIVALDO
 Anche fra gli ostri e gli ori amor passeggia
 né cor di re fan da’ suoi strali esente
1380le porpore e i custodi.
 Di esser uomo non lascia
 per esser re. Il nascere e il morire
 ha egualmente con tutti.
 Il servire agli affetti
1385gli è comune co’ vili, il moderarli
 co’ forti, il non sentirli con nessuno.
 ROMILDA
 Aman dunque anche i re?
 SIVALDO
                                                  Puoi dubitarne?
 Né Sivaldo arrossisce in dirsi amante.
 Ama qual deve; e fa che su la fronte
1390amore e maestà siedan concordi.
 ROMILDA
 Regio sarà l’oggetto.
 SIVALDO
                                       Ove la bella
 non potria da sé stessa, io la sollevo;
 e amor corregge di fortuna i torti.
 ROMILDA
 Beltà felice!
 SIVALDO
                         Ogni altra
1395a lei, fuor che Romilda, invidia porti.
 
    Voi sapete, occhi vezzosi,
 che non amo altri che voi.
 
    I suoi dardi a’ vostri sguardi
 temprò amore; e che fe’ poi?
1400Me bersaglio a’ colpi suoi.