Sirita, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA III
 
 SIVALDO, OTTARO e IROLDO
 
 SIVALDO
 Principi, udiste. Un guardo
 a voi promette di Sirita il core.
 IROLDO
140Di tumido torrente
 più facile è inceppar la rapid’onda
 che un occhio femminil. Lubrico e vago
 ei di oggetto in oggetto
 vola, qual suole augel di ramo in ramo.
 SIVALDO
145E pur la Dania vide
 ne’ secoli già scorsi alme sì caste
 che, condannando a sì gelosa legge
 la licenza del guardo,
 schernir le insidie de’ sagaci amanti.
 IROLDO
150Questi di antica età rari prodigi
 favole or sono; e puossi
 chi gli lodi trovar, non chi gl’imiti.
 SIVALDO
 Virtù sempre è feconda
 né mai per anni insterilisce o manca.
 IROLDO
155Mi accingo all’opra; e pria che cada il giorno
 farò sposo felice a te ritorno.
 
    Se non avrò da que’ begli occhi, ond’ardo,
 di amore un dolce sguardo,
 l’avrò di sdegno e d’ira;
160e poi lieto sarò.
 
    E quai da torbid’austro aure tranquille,
 in quelle amabili, fiere pupille,
 amor da crudeltà nascer vedrò.