Sirita, Vienna, van Ghelen, 1719

 SCENA VIII
 
 ROMILDA e li suddetti
 
 ROMILDA
 Sì, lo dovevi, ingrato, e non tradirmi.
 ALINDA
 Tue voci udì. (Ad Iroldo)
 IROLDO
                            Romilda...
 ROMILDA
                                                 Anch’io difesi
300da le lusinghe di un real diadema
 gli affetti a te promessi.
 Perché, perché l’esempio, anima vile,
 non seguir ch’io ti diedi?
 ALINDA
 Rimprovero che è giusto. (Ad Iroldo)
 IROLDO
305Romilda, io non mi sento
 un cor sì generoso. A sì gran prezzo
 io pur tua fede assolvo.
 Ambo amiam, tu in Sivaldo, io ne la figlia,
 un oggetto più degno.
310Bella è l’infedeltà che guida a un regno.
 ROMILDA
 Lo farò. Poi vedremo
 chi al regno troverà via più spedita.
 ALINDA
 Non perdona giammai beltà tradita. (Ad Iroldo)
 IROLDO
 
    Luci belle, un tempo amate,
315mi svegliate
 a pietà, più che a timor.
 
    Se vi cedo al ben di un regno,
 tanto sdegno in me perché?
 Dolce oggetto
320io pur fui del vostro amor.