Sirita, Vienna, van Ghelen, 1719

 SCENA V
 
 OTTARO e ROMILDA
 
 OTTARO
 Romilda, o tu mi assisti o son perduto.
 ROMILDA
 Pende non da Romilda
190ma dal giro di un guardo il tuo destino.
 OTTARO
 Che? De’ miei casi omai ti giunse il grido?
 ROMILDA
 Può stare arcano in corte?
 Qual gittato in gran fiamma
 senza strepito e scoppio il verde lauro.
 OTTARO
195Sirita esser può mia.
 ROMILDA
 Lo so; ma lieve impresa
 non fia sedur due ben difese ciglia
 che l’uscio sono, ond’entra amor ne l’alma.
 OTTARO
 Deh! M’aita e consiglia.
 ROMILDA
200Odimi. A cor ritroso
 tre son le vie. La prima
 s’aprono i doni.
 OTTARO
                                Alma gentil gli sdegna.
 ROMILDA
 È ver; né ha forza in lei
 questo basso disio, più di quel ch’abbia
205per far crollar pianta robusta un lieve
 zeffiro che gli umili
 virgulti agita appena.
 Pur mano liberal prova è d’amore
 grande e cortese; e rifiutati ancora,
210scuoprono i doni il generoso amante.
 OTTARO
 Poco in questi confido.
 ROMILDA
                                            In zelo e fede
 metti tua spene. Ove sia d’uopo, esponi
 la tua per l’altrui vita.
 Un animo real mai non è ingrato
215né un benefico amor mai sventurato.
 OTTARO
 Per lei non temerò rischio e fatica;
 ma se ingrata e nemica ancor persista?
 ROMILDA
 Stringi per atterrarla arma più forte.
 OTTARO
 Qual mai?
 ROMILDA
                       Fingi disprezzo;
220vanta altr’amore. Gelosia, dispetto,
 onta, furor l’affolleranno intorno;
 e quel cupido sguardo,
 che avrà negato all’amator fedele,
 licenzierà dietro l’amante infido.
 OTTARO
225Facciasi; e poi se tanto
 amor, se tanta fede
 pietà dal fiero cor non anche impetra?
 ROMILDA
 Di’ che quel non è cor ma tronco e pietra.
 OTTARO
 Parto a tentar mia sorte, Appo la bella
230non si stanchi in mio pro la tua amistade.
 Col nodo di Sirita andran congiunti
 i tuoi regi sponsali; e tu dal soglio...
 ROMILDA
 Va’. Servirò al dover, non a l’orgoglio.
 OTTARO
 
    Un bel volto amai sinora
235senza speme e senz’affanno.
 
    Or con speme entrò nel core
 fredda smania e rio timore;
 e del vario incerto affetto
 odio il bene e sento il danno.