Sirita, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XII
 
 ALINDA, IROLDO e i suddetti
 
 IROLDO
1430Vien più lieta a incontrar la tua fortuna
 che in me l’estinte speranze in me ravviva.
 ALINDA
 Si trovano i naufragi anche nel porto.
 Mira il mio scoglio. (Mostrandole Sirita)
 SIRITA
                                       Alinda,
 hai rossor, me ne avveggo,
1435d’esserti meco infinta
 d’amor nemica. Io ti credea più forte;
 ma perdono al tuo inganno
 e ministra qui vengo a’ tuoi sponsali.
 ALINDA
 Di marital legame
1440non è amor che m’invogli.
 Per liberarti da importuno amante
 feci forza a me stessa. e ciò che oltraggio
 ti pare forse è di amistade un’opra
 SIRITA
 Piacemi tua pietà. Ma che si tarda?
 Sta sul finir la face. Al nodo, al nodo. (A Romilda)
 ROMILDA
1445A le danze, a le danze. Ai canti, ai canti. (Escono altri popoli festeggianti, in abito di varie nazioni, i quali accompagnano l’altrui canto ballo)
 OTTARO
 Ai canti, ai canti
 CORO
 
    Non si stenda a un popol solo
 il piacer che l’alme inonda.
 
    Gloria e amor da polo a polo
 e lo porti e lo diffonda.
 
 DUE DEL CORO
 
1450   In applauso a sì bel nodo
 stuolo vien dal Tebro invitto.
 
 DUE ALTRI
 
    Asia dice: «Anch’io ne godo»;
 «Ed anch’io» l’adusto Egitto.
 
 SIRITA
 Poco resta a la fiamma (A Romilda)
1455e di ardore e di vita. Al nodo, al nodo.
 ROMILDA
 A le danze, a le danze. Ai canti, ai canti. (Accompagnando il ballo)
 CORO
 
    Coppia diletta,
 a voi propizio arrida
 dolce imeneo,
1460soave amor.
 
 IROLDO e ROMILDA
 
    Né stanchi i vostri cori
 né sturbi i vostri ardori
 lungo piacere,
 freddo timor.
 
 CORO
 
1465   Fiamma sì pura e bella e chiara
 sempre qual vi sia più cara
 né la consumi
 tempo o rancor.
 
 DUE DEL CORO
 
    Serva a costante affetto
1470di mantice il diletto
 e sia più [illeggibile] fido
 contento cor.
 
 SIRITA
 Già su l’estreme dita
 la facella divampa. E ancor si tarda?
1475Dolor non mi permette il sostenerla,
 non costanza il lasciarla.
 Ah, Romilda, Romilda!
 OTTARO
                                             In suo soccorso (Piano ad Romilda)
 volo f parto corrovado...
 ROMILDA
                                             Fermati e attendi. (Piano ad Ottaro)
 SIRITA
                                                                                Arde la destra,
 se non getto la face;
1480e se la getto, ogni mia gloria è spenta.
 Romilda... Amiche... Ah, s’io non m’ho pietade,
 altrui la chieggo invano. (Sta alquanto pensosa)
 Purché splenda mia gloria, arda la mano.
 ROMILDA
 (O protervia!)
 IROLDO
                             (O costanza!)
 OTTARO
                                                        (Io con lei peno).
 ALINDA
1485Tra speranze speme e tra speranze e timor palpita l’In qual il mio core si [illeggibile]
 (Palpita l’alma in seno).
 SIRITA
 E in sì grave mio affanno
 Ottaro non mi aita?
 Ottaro già in amarmi a me sì fido?
1490Ah, ch’egli fiso pende
 dal sembiante di Alinda e non mi osserva.
 Più a l’ardor non resisto
 e meno a gelosia. (Alzando gli occhi s’incontra in quelli di Ottaro che mai non la lasciava di vista e, appressandosele velocemente, le getta di mano la facella)
 OTTARO
 A me giunse quel guardo e tu sei mia. (Sirita abbassa gli occhi e sta alquanto pensosa)
 ALINDA, IROLDO
1495(Guardo per me funesto!)
 ROMILDA
                                                  Ottaro, hai vinto.
 SIRITA
 Hai vinto, sì; son tua. Pria del mio sguardo
 a te corse il mio core,
 dovuto a la tua fede e al tuo valore.
 Non le nozze di Alinda e de la destra
1500l’ardor non ti rinfaccio. Io ben conobbi
 l’arti de l’amor tuo d’industre amor; ma ceder tosto
 non era gloria mia. Penai con lode
 e insieme vendicai frode con frode. (Verso Alinda)
 OTTARO
 Cari soavi accenti!
 ALINDA
                                     (Oh, la rubella,
1505la nemica di amor come favella!)
 OTTARO
 
    Sei pur mia, tanto più cara...
 
 SIRITA
 
 Sì, son tua, tanto più caro...
 
 A DUE
 
 Quanto più penai per te.
 
    Non mi unisce a te consorte
1510altrui legge o cieca sorte
 ma virtude, amore e fé.