Sirita, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XI
 
 ROMILDA, coro di popoli festeggianti, poi OTTARO, poi SIRITA [illeggibile] nobilmente vestita, seguita da paggi di Ottaro, uno de’ quali sostiene una fiaccola accesa
 
 ROMILDA
 Sul labbro di un regnante,
1405che dolce incanto è amore!
 Ma de la lieta turba odo i concenti.
 
 Entra una parte
 CORO
 
    Santo Imeneo,
 nume fecondo,
 piacer de l’alme,
1410alma del mondo,
 a noi discendi.
 
 DUE DEL CORO
 
    A noi discendi,
 fratel di Amore,
 e del giocondo
1415tuo puro ardore
 due cori accendi.
 
 OTTARO
 In volto a la crudel vedi, o Romilda, qual regni
 qual regni ancor tranquillitade e pace
 SIRITA
 Eccomi a te, Romilda,
 placida, lieta e d’oro adorna e d’ostro.
 Ecco l’ardente face. Ecco l’afferro (Prendendola dalle mani di un de’ suoi paggio)
1420intrepida e la tratto.
 ROMILDA
                                        Io t’ho pietade.
 SIRITA
 Di’ che la mia fermezza a te dà pena.
 ROMILDA
 Volgi ad Ottaro un guardo e amor ne goda
 SIRITA
 Cerca trofei di gloria e non di amore
 ROMILDA
 Non far che di sua frode Alinda esulti.
 SIRITA
 Sua frode non mi nuoce e non mi irrita.
 ROMILDA
 Tardo pentirsi non ripara il danno.
 SIRITA
1425Quando io chiegga pietà, tu me le niega.
 ROMILDA e OTTARO A DUE
 Ecco Alinda. Ecco Alinda.
 SIRITA
 La sposa avventurata.
 ROMILDA
 (Comincio a paventar).
 OTTARO
 (Ritorno a disperar).
 A DUE
                                         (Troppo è ostinata).