Sirita, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA X
 
 SIVALDO e ROMILDA
 
 SIVALDO
 Ottaro molto deve a tua pietade.
 ROMILDA
 Servo insieme al suo amore e al tuo riposo.
 SIVALDO
 Mi riguarda Romilda
 come re, come padre o come amante?
 ROMILDA
1375Eh, sire, amor non turba
 l’alme sovrane; ed i gravosi e molti
 fastidi del comando
 spazio non danno di abbassar la mente
 ad un tenero affetto
1380che d’ozio si nutrisce e di diletto.
 SIVALDO
 Anche fra gli ostri e gli ori amor passeggia
 né cor di re fan da’ suoi strali esente
 le porpore e i custodi.
 D’esser uomo non lascia
1385per esser re. Il nascere e ’l morire
 ha egualmente con tutti.
 Il servire agli affetti
 gli è comune coi vili, il moderarli
 coi forti, il non sentirli con nessuno.
 ROMILDA
1390Aman dunque anche i re?
 SIVALDO
                                                  Puoi dubitarne?
 Né Sivaldo arrossisce in dirsi amante.
 Ama qual deve. Non si distempra in pianti
 Non si scioglie in sospiri
 e Ama qual deve; e fa che su la fronte
 amore e maestà siedan concordi.
 ROMILDA
 Regio sarà l’oggetto.
 SIVALDO
                                       Ove la bella
1395non potria da sé stessa, io la sollevo;
 e amor corregge di fortuna i torti.
 ROMILDA
 Beltà felice!
 SIVALDO
                         Ogni altra
 a lei, fuorché Romilda, invidia porti.
 
    Voi sapete, occhi vezzosi,
1400che non amo altri che voi.
 
    I suoi dardi a’ vostri sguardi
 temprò amore; e che fe’ poi?
 Me bersaglio a’ colpi suoi.