Sirita, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA PRIMA
 
 IROLDO e ROMILDA da varie parti
 
 IROLDO
960(Qui Romilda).
 ROMILDA
                               (Qui Iroldo).
 IROLDO
                                                         (Oh, racquistarne
 potessi ancora i mal perduti affetti?!)
 ROMILDA
 (Oh! Tornasse l’infido al primo laccio).
 IROLDO
 (Ardiscasi. Al perdono
 facile è la beltà). Bella Romilda.
 ROMILDA
965(Vien la serpe a l’incanto).
 IROLDO
 A l’onor de’ tuoi ceppi
 e per più non uscirne,
 ritorna un cor fuggito
 e ritorna pentito. A bel sembiante
970racquistar fu è più gloria un cor perduto
 che aver sempre fra’ ceppi un cor costante.
 ROMILDA
 Qual bontà! Di Sirita
 l’illustre sposo, il successor di un regno
 degna, dall’alto ancora
975di sua grandezza, un guardo
 ver me abbassar, suddita e serva?
 IROLDO
                                                                Il trono
 sia per altri lusinga. Io nol riguardo
 che con orror, quale di scoglio a vista,
 ov’ebbe naufragar, suole il nocchiero.
 ROMILDA
980Or solo hai cor sì generoso?
 IROLDO
                                                    Seguo
 del tuo l’esempio e sprezzo...
 ROMILDA
 No no, che a sì gran prezzo
 anch’io io tua fede assolvo.
 Amiam pur, tu in Sirita, io nel monarca,
985un oggetto più degno.
 Bella è l’infedeltà che guida al a un regno.
 IROLDO
 Tempra un’ira che forse
 ti fia crudele; né svenar gli affetti
 più cari a pro di un re d’anni maturo.
990Disuguale imeneo non ha mai pace;
 in chi noia risveglia, in chi sospetto.
 ROMILDA
 Di giovanile aspetto
 è assai più bello un trono. In re l’etade
 non mai scema beltade;
995e l’aureo cerchio a lui ricuopre ed orna
 e la fronte rugosa e il crin canuto.
 IROLDO
 Tu riguardi il diadema
 come un ben già sicuro e già vicino.
 ROMILDA
 Di te non avrò mai peggior destino.
 IROLDO
1000Ma se sorte ti manca, alor poss’io
 sperar che tu mi renda un cor già mio?
 ROMILDA
 Io tornarti ad amar? Sarei ben folle.
 Chi una volta tradì, tradir può sempre.
 IROLDO
 
    Tu sei crudel con me;
1005ma disperar non vo’.
 
    Regina ancor non sei;
 né sempre a’ voti miei
 ricuserà mercé
 beltà che sì mi amò.