Sirita, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA VII
 
 SIVALDO con guardie e IROLDO
 
 SIVALDO
695Audace e reo vassallo, a te su l’orme
 del tuo enorme misfatto enorme,
 viene un re punitor. Mal ti sta in fronte
 cotesto tuo tardo timore e vile.
 Temer pria de l’offesa
700dovevi il tuo sovrano.
 Or cadrà sul tuo capo
 quella, che provocasti e che hai negletta,
 degna di re e di padre, alta vendetta.
 IROLDO
 Signor, ciò che in Iroldo
705chiami colpa, è già colpa.
 Son l’opre di chi serve,
 quai le giudica il re, buone o malvage,
 di certi a guisa coloriti oggetti
 che, posti in vario lume, a l’occhio istesso
710sembran vaghi o deformi.
 SIVALDO
 Uom non v’ha più perverso
 di quel che stima esser virtù la colpa
 e che senza rossor pecca e con fasto.
 Con mano scellerata
715rapir figlia real, ne la più cara
 parte oltraggiarmi, opra sarà di lode
 degna e di premio? Avrà discolpa e merto?
 IROLDO
 L’avrà, se sofferente odi mie voci.
 SIVALDO
 Non si negan difese al reo più iniquo.
 IROLDO
720La malizia de l’uom fu che nel mondo
 introdusse i misfatti.
 Nacquer quindi le leggi
 a lor pena e terror. Ma quando udissi
 o che legge imponesse atto malvagio
725o che a legge ubbidir fosse delitto?
 Legge non fu di Sirita [e tuo consenso]
 Or non fu
 Legge non fu de la real tua figlia
 e tuo sovrano assenso
 di porre in uso arte, terror, lusinga?...
 SIVALDO
730Sì, ma col farne abuso
 si ubbidisce a la legge?
 IROLDO
 Sta l’abuso nel fatto? O sta nel fine?
 SIVALDO
 E ne l’uno e ne l’altro io reo ti veggio.
 IROLDO
 Era il fatto permesso, il fine onesto.
735Fosse dono o rapina,
 io non volea che un guardo. Or qual mio fallo,
 se di amor disperando, usai la forza?
 SIVALDO
 Non più. Reo sei. Con più maturo esame
 peserò colpa e pena. A me fa’ intanto
740che si renda la figlia.
 IROLDO
                                         Ah, l’ubbidirti
 non è più in mio poter.
 SIVALDO
                                             Come?
 IROLDO
                                                             Sirita
 fu da rival più forte a me rapita.
 SIVALDO
 Passa di pena in pena un cor di padre.
 Narra, che fu?
 IROLDO
                             Seguito
745da’ tuoi custodi, in su l’uscir del bosco,
 Ottaro mi assalì. Fe’ mio rispetto,
 non suo valor, ceder la preda e ’l campo.
 SIVALDO
 Questa sia del tuo ardire
 la prima pena. Altra ne aggiungo; e sia
750il non più amar Sirita. Io vado incontro
 di un ben che più non merti
 disponi a la coppia diletta; e ti abbandono
 più a l’interno terror del tuo gastigo
 che a l’incerto piacer del mio perdono. (Parte Entra nel bosco)
 IROLDO
 
    Dietro l’orme di a due candide cerve
755veltro son ne la foresta
 che seguendo e quella e questa,
 questa e quella a lui sen fugge.
 
    Qua e là gira e l’occhio e ’l piede.
 Fiuta, anela e torna e riede,
760sinché stanco in sul terreno,
 di lassezza egli vien meno
 e di rabbia si distrugge.