Sirita, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA IV
 
 ROMILDA e ALINDA
 
 ROMILDA
 Frutto di sua perfidia.
 ALINDA
                                           E tu ne esulti?
 ROMILDA
 Già comincio a gustar la mia vendetta.
 ALINDA
 Può da l’amore a l’odio
635passar sì tosto un core?
 ROMILDA
                                             Il può, se è forte.
 ALINDA
 Amasti Iroldo e forse l’ami ancora.
 ROMILDA
 Taci. È vero. In quest’alma,
 dacché ’l vidi infedel, spenta di amore
 non era ogni scintilla.
 ALINDA
                                          E incendio spento
640per scintilla risorge.
 ROMILDA
 Ma que’ deboli avanzi
 l’ultima offesa estinse; e l’odio accese.
 ALINDA
 Non t’infinger, Romilda.
 Non ti muove sì a sdegno un tradimento
645che più non ti lusinghi una corona;
 e per un re si perde
 volentieri un amante.
 ROMILDA
 Sinché Iroldo fu fido, io fui costante.
 A l’amor suo svenate io tutte avea
650le lusinghe di un soglio;
 e s’or vi assente il core,
 per vendetta lo fa, non per orgoglio.
 ALINDA
 L’infedeltà d’Iroldo
 per te è favor, quando la stimi oltraggio.
655Ella ti dà il diadema; e tu dovresti
 goder, poiché dipende
 il tuo regio destin dal suo riposo,
 ch’egli sia di Sirita amante e sposo.
 ROMILDA
 Sì pietosa ad Iroldo
660perché, Alinda, perché?
 ALINDA
                                              Fedele amico
 provano i casi avversi.
 ROMILDA
 Eh, no, tanta pietade
 non è tutta amistade.
 ALINDA
 Del rimprovero tuo cerco l’arcano
665ma nol comprendo. Io che d’amor nemica...
 ROMILDA
 Non lo dica il tuo labbro. Ottaro il dica.
 
    Tu ad amor non dai ricetto; (Ironicamente)
 e in custodia del tuo petto
 sta innocenza e libertà.
 
670   Te felice! Oh, dal tuo core
 di virtude e di rigore
 prenda esempio ogni beltà.