Sirita, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA IX
 
 ROMILDA, ALINDA e SIRITA
 
 ROMILDA
 Anche lo scherno al torto? (Sta come in disparte pensosa)
 SIRITA
 Tolta, mia cara Alinda,
 a l’importuna turba degli amanti,
 te sol cerco, sol amo,
325te che di genio al mio conforme, austera
 sovra ogni basso affetto
 t’innalzi e fuggi amore,
 peste de l’alme ed insanabil morbo.
 ALINDA
 Mostro e demone dillo e furia e mostro averno.
330Ma da cotesto insidioso male,
 come più schermirai l’alma pudica,
 se vi hai posto in custodia un solo sguardo?
 SIRITA
 S’oggi solo avvezzar volessi il ciglio
 a la briglia ed al morso,
335più difficil mi fora
 che feroce puledro
 regger nel corso ed addestrare al freno.
 Rende l’abito e l’uso
 piano anche l’arduo. Io, dacché appresi amore
340quanto sia falso e quanto l’uom bugiardo,
 fuori del padre, altr’uom non vidi in faccia.
 ROMILDA
 (Visto anch’io non t’avessi, iniquo Iroldo).
 ALINDA
 Prodigio sei del nostro sesso.
 SIRITA
                                                       Alinda,
 de la solita caccia
345si appressan l’ore. Oggi faremo al monte
 nobile e ricca preda.
 ALINDA
 Miglior ce ne assicura il vicin bosco,
 ove fiero trascorre irto cignale.
 SIRITA
 E là s’indrizzi il passo.
350Corri a prender tu l’asta, i dardi e l’arco
 e l’altre aduna... [illeggibile] amiche Ah, quella
 AL. non è la mia Romilda? Oh quanto afflitta
 negli atti e nel sembiante!
 ALINDA
 Ed è sua pena un infedele amante.
 
355   Quel duolo, quel pianto, (A Sirita)
 quel pallido aspetto
 ti mostri un oggetto
 del ben che a’ suoi fidi
 dà il perfido amor.
 
360   Vezzose pupille, (A Romilda)
 sareste tranquille,
 se voi, col mio esempio,
 aveste difeso
 il misero cor.