Ifigenia in Aulide, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XVI
 
 ELISENA e TEUCRO
 
 ELISENA
 Asta vibrata si richiama invano.
 Un tardo pentimento
 non ripara la piaga e non la sana.
 TEUCRO
1370Tant’ira in te poc’anzi
 contro dell’infelice? Ora per lei
 tanto dolor?
 ELISENA
                         M’ha vinta
 la sua miseria e più la sua virtude.
 TEUCRO
 Nobil pietà!
 ELISENA
                         Quanto l’invidio! O quanto!
1375Ella muor tra gli applausi
 di tutta Grecia e con l’amor d’Achille.
 TEUCRO
 E quest’amor fa la tua pena.
 ELISENA
                                                      Ah, Teucro,
 una forza maggior, ch’io non intendo,
 mi chiama all’ara infausta. Ivi gli dei,
1380chi sa? fine imporranno a’ mali miei.
 
    Nell’anima agitata
 si sveglia un non so che,
 che mi rapisce a sé.
 
    È invidia? È sdegno? È amor?
1385È gelosia? È furor?
 Vorrei; ma n’ho timor.
 Temo; né so perché.