Ifigenia in Aulide, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XV
 
 CLITENNESTRA
 
 CLITENNESTRA
1335Figlia, figlia, ove sei?
 Tu senza me correr a morte? In vita
 io senza te qui rimanermi? E al pianto?
 Ferma. Ah! Tu non m’ascolti e forse or cadi. (Si leva)
 Ecco in quest’ora, in questo
1340punto la mano e il ferro
 alza l’empio ministro. In questo il vibra
 nella tenera gola. In questo spira
 l’alma innocente. Ascondi, Febo, ascondi
 in notte eterna il giorno.
1345Altre volte gli Atridi
 t’han costretto a fuggir, colmo d’orrore,
 per non mirar meno esecrando eccesso.
 E tu, ferro crudel, dopo la figlia,
 vieni e me pure uccidi. È quello, è questo
1350lo stesso sangue. Qual pietà te arresta?
 Qual furor me sospinge?
 Già vengo. Già m’appresso.
 Già sono all’ara. Al sordo
 nume, all’empio marito
1355già sugli occhi mi sveno; e della figlia
 sul caro busto esangue
 m’esce tra i freddi baci e l’alma e il sangue.
 
    Ah! Che se fossi estinta,
 non sentirei così
1360la fiera doglia mia
 peggior di morte.
 
    Ma, se la cara figlia,
 ch’era il mio cor, morì,
 esser non può che sia
1365del fiero mio dolor
 l’alma più forte.